«Lasciamo l’ilva» Mittal a fine anno chiude gli altiforni
Il governo al contrattacco: ricorso d’urgenza
Arcelormittal a fine anno spegnerà gli altiforni di Taranto. La motivazione è semplice: mancanza di ordini. Il piano è stato comunicato ieri dall’amministratore delegato di Arcelormittal, Lucia Morselli. Una doccia fredda. Ma soprattutto un quadro che allarma sindacati, lavoratori e imprese dell’indotto. Intanto il governo Conte prova a serrare i ranghi. Ma i mercati tornano ad agitarsi. Ieri il differenziale di interesse tra i titoli di Stato italiani e tedeschi si è impennato e ha chiuso a 178 punti base, il massimo dalla formazione del nuovo esecutivo.
ROMA Il disimpegno di Arcelormittal dall’acciaio italiano ha già un calendario definito. La sequenza con le date di fermata degli altoforni dell’ex Ilva di Taranto lascia poco spazio a chi confidava in un percorso dilatorio. Il piano è quello comunicato dall’amministratore delegato di Arcelormittal, Lucia Morselli. Si comincia il prossimo 12 dicembre con lo stop dell’altoforno Afo2, poi il 30 dicembre è previsto che a fermarsi sia l’altoforno Afo4 e, infine, il 15 gennaio toccherà all’impianto Afo1. La conferma di una imminente desolazione trova corrispondenza nel fatto che il gruppo francoindiano intende chiudere anche il treno nastri tra il 26 e il 28 novembre. La motivazione è netta: mancanza di ordini. Uno scenario, insomma, con contorni diversi da quelli ventilati dal governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, che aveva fatto riferimento a un possibile impegno di Arcelormittal fino al prossimo mese di maggio. Una doccia fredda. Ma soprattutto un contesto che allarma sindacati, lavoratori e l’indotto. «Se ancora non fosse chiaro la situazione sta precipitando in un quadro sempre più drammatico che non consente ulteriori tatticismi della politica», dice il segretario della Fim Cisl, Marco Bentivogli. Sullo sfondo resta quanto riferito in Parlamento dal ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli. «Arcelormittal ieri ci ha detto in modo plastico che non è in grado di rispettare il piano industriale e di conseguenza il piano occupazionale e questo il governo non può accettarlo». Una presa di posizione che fatica a trovare un percorso condiviso e chiaro per risolvere la crisi dell’ex Ilva. Crisi aggravata dalle conseguenze per l’indotto che in Puglia lavora con lo stabilimento siderurgico. Oggi è previsto un incontro al ministero dello Sviluppo Economico con i sindacati e l’azienda, il timore, malgrado le rassicurazioni di Morselli, è legato all’allarme dei fornitori. In ballo ci sono 200 milioni di crediti vantati da parte di imprese che si trovano impossibilitate a pagare gli stipendi.
«Il governo deve impedire lo spegnimento degli impianti di Ilva. È un tentativo di Arcelormittal di distruggere la capacità produttiva dello stabilimento. Un attacco al Paese», osserva il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando. La leader della Cisl Annamaria Furlan dice: «Se spegneranno davvero gli impianti nelle prossime settimane sarà una sciagura per tutto il Paese».