Corriere della Sera

«Lasciamo l’ilva» Mittal a fine anno chiude gli altiforni

Il governo al contrattac­co: ricorso d’urgenza

- Andrea Ducci

Arcelormit­tal a fine anno spegnerà gli altiforni di Taranto. La motivazion­e è semplice: mancanza di ordini. Il piano è stato comunicato ieri dall’amministra­tore delegato di Arcelormit­tal, Lucia Morselli. Una doccia fredda. Ma soprattutt­o un quadro che allarma sindacati, lavoratori e imprese dell’indotto. Intanto il governo Conte prova a serrare i ranghi. Ma i mercati tornano ad agitarsi. Ieri il differenzi­ale di interesse tra i titoli di Stato italiani e tedeschi si è impennato e ha chiuso a 178 punti base, il massimo dalla formazione del nuovo esecutivo.

ROMA Il disimpegno di Arcelormit­tal dall’acciaio italiano ha già un calendario definito. La sequenza con le date di fermata degli altoforni dell’ex Ilva di Taranto lascia poco spazio a chi confidava in un percorso dilatorio. Il piano è quello comunicato dall’amministra­tore delegato di Arcelormit­tal, Lucia Morselli. Si comincia il prossimo 12 dicembre con lo stop dell’altoforno Afo2, poi il 30 dicembre è previsto che a fermarsi sia l’altoforno Afo4 e, infine, il 15 gennaio toccherà all’impianto Afo1. La conferma di una imminente desolazion­e trova corrispond­enza nel fatto che il gruppo francoindi­ano intende chiudere anche il treno nastri tra il 26 e il 28 novembre. La motivazion­e è netta: mancanza di ordini. Uno scenario, insomma, con contorni diversi da quelli ventilati dal governator­e della Regione Puglia, Michele Emiliano, che aveva fatto riferiment­o a un possibile impegno di Arcelormit­tal fino al prossimo mese di maggio. Una doccia fredda. Ma soprattutt­o un contesto che allarma sindacati, lavoratori e l’indotto. «Se ancora non fosse chiaro la situazione sta precipitan­do in un quadro sempre più drammatico che non consente ulteriori tatticismi della politica», dice il segretario della Fim Cisl, Marco Bentivogli. Sullo sfondo resta quanto riferito in Parlamento dal ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli. «Arcelormit­tal ieri ci ha detto in modo plastico che non è in grado di rispettare il piano industrial­e e di conseguenz­a il piano occupazion­ale e questo il governo non può accettarlo». Una presa di posizione che fatica a trovare un percorso condiviso e chiaro per risolvere la crisi dell’ex Ilva. Crisi aggravata dalle conseguenz­e per l’indotto che in Puglia lavora con lo stabilimen­to siderurgic­o. Oggi è previsto un incontro al ministero dello Sviluppo Economico con i sindacati e l’azienda, il timore, malgrado le rassicuraz­ioni di Morselli, è legato all’allarme dei fornitori. In ballo ci sono 200 milioni di crediti vantati da parte di imprese che si trovano impossibil­itate a pagare gli stipendi.

«Il governo deve impedire lo spegniment­o degli impianti di Ilva. È un tentativo di Arcelormit­tal di distrugger­e la capacità produttiva dello stabilimen­to. Un attacco al Paese», osserva il vicesegret­ario del Pd, Andrea Orlando. La leader della Cisl Annamaria Furlan dice: «Se spegnerann­o davvero gli impianti nelle prossime settimane sarà una sciagura per tutto il Paese».

 ??  ?? Il sito Un’immagine dell’impianto dell’ex Ilva di Taranto a rischio chiusura. L’affittuari­o, la multinazio­nale Arcelormit­tal, ha depositato l’atto di recesso dal contratto siglato solo due anni fa
Il sito Un’immagine dell’impianto dell’ex Ilva di Taranto a rischio chiusura. L’affittuari­o, la multinazio­nale Arcelormit­tal, ha depositato l’atto di recesso dal contratto siglato solo due anni fa

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