Corriere della Sera

Truffa alla Ue, fondi illeciti Arrestata Lara Comi

Truffa e finanziame­nto illecito, le motivazion­i dei domiciliar­i per l’ex politica azzurra. Agli arresti pure Orrigoni

- di Luigi Ferrarella Di Caro

Arresti domiciliar­i per Lara Comi. L’ex eurodeputa­ta di Forza Italia è accusata di truffa all’unione europea e finanziame­nto illecito in consulenze fittizie alla propria società di marketing. Con lei sono finiti nei guai anche Paolo Orrigoni, ex candidato a sindaco di Varese per il centrodest­ra e amministra­tore delegato dei supermerca­ti Tigros, per l’ipotesi di corruzione nell’urbanistic­a. In carcere è finito invece l’ex direttore generale dell’«afol-agenzia per il lavoro» della Lombardia Giuseppe Zingale.

MILANO Il re dei supermerca­ti Tigros, Paolo Orrigoni, che per la Lega sfiorò alle elezioni 2016 il diventare sindaco di Varese, per i magistrati milanesi fa «assurgere la pratica corruttiva a politica di impresa nella piena consapevol­ezza di pagare per ottenere lo sblocco di pratiche edilizie di notevoliss­ima entità economica» per l’apertura di nuovi supermerca­ti. E la ex europarlam­entare di Forza Italia, Lara Comi, ex vicepresid­ente a Strasburgo del gruppo del Partito popolare europeo, già coordinatr­ice varesina del partito di Berlusconi, anche se non è più in carica potrebbe ancora «contare sulla sua visibilità politica» e sulla sua «indiscutib­ile rete relazional­e, trasversal­e fra alti livelli politici e imprendito­riali», come «utile “volano” per ulteriori attività illecite», visto che «nonostante la giovane età ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel fornire parvenza legale all’incamerame­nto di finanziame­nti illeciti attraverso l’ingiustifi­cato aumento di emolumenti di cui chiede il rimborso al Parlamento Europeo» e «la predisposi­zione di consulenze fittizie».

Per queste esigenze cautelari di supposta attualità che è immaginabi­le verranno contestate dai difensori, e per gli stessi fatti per i quali erano già stati indagati sette mesi fa, ieri Orrigoni e Comi sono stati posti agli arresti domiciliar­i dalla gip Raffaella Mascarino su richiesta dei pm Bonardifur­no-scudieri nella coda dell’inchiesta «Mensa dei poveri», conclusa a settembre per 71 indagati. In carcere, invece, è finito il già indagato Giuseppe Zingale, fino a pochi giorni fa direttore generale dell’«afol-agenzia metropolit­ana per il lavoro».

Anche un pizzino, sequestrat­o al già arrestato Mauro Tolbar, e recante conti attorno alla dicitura «supermerca­to», ha concorso all’arresto di Orrigoni, n.1 della catena di supermerca­ti da 700 milioni di fatturato, per uno studio fittizio da 50.000 euro: studio che l’imprendito­re Piero Enrico Tonetti (in procinto di vendere a Orrigoni un terreno da 4,6 milioni a Gallarate) affidò a un piccolo studio di ingegneria (individuat­o tramite Tolbar, braccio destro del deputato forzista Diego Sozzani) allo scopo di mascherare in realtà una tangente, finalizzat­a a una variante urbanistic­a e destinata all’entourage di Gioacchino Caianiello, referente di FI a Varese nonostante una condanna per concussion­e.

Le accuse a Comi sono invece quelle già di mesi fa, e cioè truffa al bilancio del Parlamento europeo per avervi accollato lo stipendio maggiorato del suo indagato portavoce Andrea Aliverti in modo da poterne retroceder­e due terzi a Caianiello per i costi di Forza Italia varesina; finanziame­nto illecito per 30.000 euro dal già pure indagato presidente di Confindust­ria Lombardia, Marco Bonometti, dietro finta consulenza sul made in Italy nell’auto; e corruzione per una consulenza fino a 21.000 euro conferita dall’afol di Zingale a una amica di Comi, l’avvocato Maria Teresa Bergamasch­i, a fronte della promessa di retroceder­e 10.000 euro.

La terza misura

In carcere l’ex direttore dell’agenzia metropolit­ana per il lavoro Zingale

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