«Al sindaco i poteri di commissario»
Il premier: adesso è inevitabile ultimare la realizzazione del Mose
«La città non resterà sola: al sindaco daremo poteri da commissario». Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Corriere.
Presidente Conte, dopo due giorni a Venezia qual è il suo primo bilancio?
«Venezia è una città ferita, i danni causati dall’acqua alta sono stati ingenti, mi riferisco alle abitazioni, ai negozi, ma anche a quel patrimonio storico-artistico che tutto il mondo ammira, e tra la popolazione c’è il timore che il pericolo non sia ancora passato. Ma i veneziani hanno saputo reagire, ho visto una grande solidarietà e la voglia di rimettersi subito in piedi. A questa comunità voglio dire che il governo farà la sua parte».
Uno dei commissari del Mose ha detto che sarebbe complicato alzare le paratoie ma che comunque sarebbe servito l’input del prefetto. Lei se la sarebbe sentita di dare l’ordine senza il collaudo dell’opera?
«È una decisione collegata a delle procedure ben precise e azzardi non se ne possono fare. Esprimere un’opinione oggi avrebbe comunque poco senso e sarebbe irrispettoso anche per tutti coloro che hanno operato da subito per far fronte all’emergenza. Le polemiche hanno accompagnato il Mose fin dal principio e rappresentano una delle principali cause che hanno reso difficoltosa la sua realizzazione, senza parlare poi degli scandali. Ora non c’è spazio per polemizzare, bisogna lavorare sodo e tutti insieme».
Lei il Mose lo avrebbe fatto?
«La discussione sul progetto Mose è avvenuta quasi un ventennio fa, ad oggi l’opera è realizzata al 90-93% circa, siamo alle battute finali e i fondi investiti sono tanti. Sono soldi dei cittadini che non possono essere sprecati. Elementi questi che, insieme a una valutazione di interesse pubblico, rendono inevitabile ultimare la realizzazione dell’opera».
Da tempo il sindaco e i suoi predecessori chiedono poteri speciali per la città, soprattutto per quanto riguarda proprio la gestione delle acque, le sembra una richiesta esaudibile?
«Il 26 novembre ho convocato un “Comitatone” interministeriale per la salvaguardia di Venezia, nel corso del quale verrà discussa anche la governance per i problemi strutturali della città, come quello delle grandi navi e del Mose. L’obiettivo del governo è analizzare e valutare tutti gli aspetti critici legati alla gestione di una città unica come Venezia. La partecipazione e l’ascolto delle istituzioni locali sarà parte integrante del processo decisionale. Anticipo che il sindaco sarà nominato commissario in relazione allo stato di emergenza che ieri abbiamo deliberato in Cdm».
Oggi avete nominato il commissario del Mose, manca la nomina del provveditore alle opere pubbliche che è la figura che si occupa dell’intera salvaguardia e tutela della laguna, non solo il Mose, quando lo farete?
«La ministra De Micheli ha terminato sette giorni fa l’interpello e fra qualche giorno deciderà sui risultati di questa procedura pubblica».
Servono 40 milioni per rendere impermeabile piazza San Marco e almeno 3 milioni per la Basilica. Il governo è in grado di garantire questi fondi alla città?
«Per decidere quanti fondi destinare a Venezia dopo lo stato di emergenza di queste ore attendiamo la puntuale ricognizione dei fabbisogni e degli interventi che il sindaco ci ha garantito farà nei prossimi giorni. Quando avremo il quadro complessivo stanzieremo quanto necessario per le opere di ripristino, e con il ministro Franceschini anche per gli interventi sui beni culturali. Intanto nel Consiglio dei ministri di ieri abbiamo deliberato lo stato di emergenza per la città e stanziato i primi 20 milioni per gli interventi più urgenti. Il prossimo passo sono gli indennizzi a privati e commercianti, poi i fondi per rifinanziare la legge speciale per Venezia».
Cosa le ha detto la gente di Pellestrina?
«Hanno chiesto di non essere lasciati soli. È gente che si è rimboccata le maniche, persone alle prese con case allagate, fango da spalare, banchine da ricostruire, ma hanno bisogno di sapere che non saranno dimenticati dallo Stato. Ho promesso loro che tornerò presto a Pellestrina, per accertarmi che la vita di questo bellissimo borgo sia tornato alla normalità».
Cosa l’ha colpita di più questi giorni?
«In poche ore passate a Venezia le emozioni sono state tante. Hai davanti agli occhi la bellezza quasi struggente di una città unica al mondo e insieme i segni della distruzione causata dalla furia dell’acqua e dalla corrosività della salsedine. Ti rendi conto che occorrono secoli di laboriosa e raffinata perizia per edificare bellezze architettoniche senza tempo e basta una calamità gestita male per compromettere tutto. E poi ci sono le persone, le loro storie, le loro battaglie per tornare alla normalità. Ho parlato con un edicolante, Walter, che ha visto la sua edicola sprofondare nel canale della Giudecca perdendo tutto. Le sue parole esprimevano dolore e disperazione ma i suoi occhi trasmettevano forza e voglia di riscatto».