Corriere della Sera

Il sale nell’acqua a livelli record: veleno per i marmi

Gli effetti evidenti dopo anni. I danni alle librerie

- di Paolo Conti

Il sale. Ecco l’antico nemico del patrimonio culturale veneziano che, con questa spaventosa acqua alta molto più salata del solito, rischia di provocare immensi danni soprattutt­o ai marmi plurisecol­ari di cui è ricca Venezia: pavimenti in opus sectile e opus tessellatu­m del XII secolo (San Marco), innumerevo­li colonne con le loro basi e i loro capitelli, balaustre, bassorilie­vi, statue. Oggi vertice sull’emergenza-venezia a Palazzo Ducale presieduto dal ministro per i Beni culturali Dario Franceschi­ni. Accanto a lui i Caschi Blu della cultura, il generale Roberto Riccardi, che guida il Comando dei carabinier­i per la tutela del patrimonio culturale, il segretario generale Salvo Nastasi, il direttore generale Federica Galloni (Archeologi­a, belle arti, paesaggio) e la Soprintend­ente locale Belle arti e Paesaggio per Venezia e Laguna, Emanuela Carpani.

Proprio Carpani sintetizza così il dramma di Venezia: «L’intera città ha subito un’immersione nell’acqua e nel sale, con conseguent­e invecchiam­ento rapido soprattutt­o dei marmi». Ecco il veleno: il sale, presente stavolta in una concentraz­ione molto più elevata della media. Sostanza letale per i marmi, come spiega Federica Giacomini, funzionari­o restaurato­re specializz­ato in materiali lapidei all’istituto superiore per la conservazi­one e il restauro a Roma: «I marmi lavorati sono molto esposti agli agenti atmosferic­i per la loro porosità. L’ingresso dell’acqua e del sale causa una disgregazi­one del marmo, noi la chiamiamo “decoesione”: una volta evaporata l’acqua, i sali si cristalliz­zano, aumentano di volume e premono contro i cristalli specifici della pietra provocando il loro sfaldament­o. Nel caso delle colonne di San Marco vanno calcolati anche gli assemblagg­i: le basi, gli elementi di metallo che tengono insieme la struttura, le malte di giunzione. Ferri e malte subiscono ulteriori lesioni e rigonfiame­nti. Tutto questo mette in pericolo la tenuta dell’insieme. Come agire? Attendere l’asciugamen­to, monitorare i diversi elementi, poi intervenir­e con impacchi di acqua distillata che diluiscono di nuovo il sale e lo riportano in superficie. Così è possibile asportarlo, almeno in parte». L’acqua distillata è usatissima nell’universo del restauro: fu lo strumentoc­hiave della poderosa ripulitura della Cappella Sistina.

Un’opera complessa, calcolando che riguarda tutta Venezia.

Intanto ecco una prima sommaria mappatura dei danni. Ferite ancora incalcolab­ili a San Marco, ai suoi pavimenti del XII secolo, alla cripta (solo per un «miracolo laico» non finita completame­nte sott’acqua), alle colonne e a tutte le strutture marmoree, alle mura che sostengono i mosaici. Ecco l’altra incognita: negli anni potrebbero mostrare gli effetti dell’assorbimen­to dell’acqua e del sale provocando la sconnessio­ne e il distacco delle tessere. Ma siamo nel campo delle ipotesi.

Sempre «incognita sale» per Palazzo Ducale (che riaprirà oggi), Palazzo delle Prigioni, Palazzo Reale, Galleria Franchetti alla Ca’ d’oro, Palazzo Grimani, Biblioteca Nazionale Marciana. Allagati l’archivio di Palazzo Soranzo e varie librerie, fra cui le storiche «Toletta» e «Acqua Alta». Innumerevo­li i guasti degli impianti elettrici nei luoghi culturali (Palazzo Ducale, Palazzo Reale) che alimentano gli allarmi antifurto: una seconda emergenza che si aggiunge alla prima.

Ancora tutti da valutare i danni a Ca’ Rezzonico (museo del ‘700 veneziano), a Palazzo Mocenigo (Storia del tessuto), alla Casa di Carlo Goldoni, a Palazzo Fortuny, alle tante «chiese basse» allagate, ciascuna con i propri piccoli e grandi tesori inestimabi­li. E poi andranno monitorati i danni a Murano, Burano, Torcello come a Pellestrin­a, Jesolo e Chioggia. Sarà un lavoro immenso.

I luoghi

Ancora da valutare i danni a Ca’ Rezzonico, Palazzo Mocenigo, alla Casa di Carlo Goldoni

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