«Cerniere a rischio di corrosione» La Corte dei Conti apre un’inchiesta
L’allarme era stato lanciato il 29 maggio dell’anno scorso dai collaudatori ed è stato confermato dal Provveditorato alle Opere pubbliche: le cerniere del Mose, che ancorano le barriere mobili al fondo del mare, sono a serio rischio di corrosione. Il che significa che potrebbero essere sostituite molto prima dei cent’anni per i quali erano state pensate. La cosa non è passata inosservata alla Procura della Corte dei Conti del Veneto che sulla vicenda ha deciso di aprire un’inchiesta. Il pm Alberto Mingarelli vuole capire se i materiali utilizzati siano conformi a quelli del progetto e se davvero ci sarà la necessità di cambiarli. Tradotto nel linguaggio della Procura contabile significherebbe danno erariale per colpa grave. Non si tratta di elementi secondari. Le cerniere sono infatti il cuore tecnologico delle barriere mobili per la difesa dalle acque alte. «È indispensabile e urgente intervenire per contrastare il deterioramento dei gruppi di aggancio...», scrivevano lo scorso anno i presidenti delle commissioni di collaudo al
Provveditorato, l’ex Magistrato alle acque, precisando che era necessario trovare una soluzione «per ovviare ai rilevanti fenomeni di ossidazione». Preoccupazione sottoscritta dal consulente metallurgico del Provveditorato che sottolineava come l’acciaio utilizzato non fosse quello del progetto originale. Per i collaudatori i problemi delle cerniere potrebbero far slittare i tempi dei test e di conseguenza il varo del Mose. Ragione per cui raccomandavano di verificare i piani di manutenzione e se del caso intervenire con «un adeguamento degli elementi maschio e femmina delle cerniere...».