Di Maio ai dissidenti: «Chi pensa solo a sé può anche andarsene»
Il ministro negli Usa: in Italia il vertice sull’isis nel 2020
Un avviso, forse l’ultimo, ai dissidenti del Movimento 5 Stelle: «Dobbiamo produrre i fatti, chi preferisce guardarsi l’ombelico può anche andarsene». Un avvertimento, pesante, a Matteo Renzi: «Il governo non può andare avanti se tutte le forze politiche concordano una cosa e poi in Parlamento se ne fa un’altra. Abbiamo previsto il carcere per i grandi evasori e allora perché Italia Viva ora presenta un emendamento per abolire questa misura?». Luigi di Maio è a Washington per partecipare al «gruppo ristretto della Coalizione internazionale contro l’isis». Ma l’attenzione è puntata sui tumulti nella maggioranza. Gli ostacoli sono numerosi, lo riconosce anche Di Maio parlando con i giornalisti nell’atrio del dipartimento di Stato. Si incrociano acciaio e terrorismo; Venezia e fisco. «In queste ore a Roma (ieri per chi legge) c’è un consiglio dei ministri che stanzierà i primi fondi per l’emergenza di Venezia. La città paga le conseguenze del climate change e una lunga storia di corruzione. Poi abbiamo il difficile negoziato con Mittal. È il momento della responsabilità».
C’è acqua alta anche nel Movimento 5 Stelle; la leadership del capo politico sembra in discussione. Ma Di Maio la vede diversamente: «Stiamo parlando di poche persone che forse si stanno facendo strumentalizzare. Non vedo pericoli di scissione. Il Movimento è solido e a questo punto sono io che non riconosco quelle persone che di fronte alle vittime di Venezia, di fronte al dramma dell’ilva preferiscono pensare agli affari loro. Chi vuole andarsene, conosce la strada. Il Movimento non lo rimpiangerà. Dobbiamo produrre dei fatti, non guardarci l’ombelico, fare dibattiti sui giornali». Il ministro degli Esteri non lo cita mai, però è facile leggere nelle sue preoccupazioni il nome di Renzi: «Non so perché ma si è cominciato a parlare di scissione del Movimento subito dopo la scissione del Pd». Come dire: vedo manovre in corso per portarci via parlamentari ed elettori. Poi ecco l’attacco preciso, su uno dei temi più sensibili per la sinistra, la lotta all’evasione fiscale: «Italia Viva si decida, questo governo non può tornare indietro: galera per i grandi evasori». Anche la vicenda Ilva continua ad alimentare tensioni. Di Maio offre a Mittal un tavolo per negoziare: «ma non credo che il problema sia lo scudo legale. Stanno chiudendo impianti anche in Polonia e Sudafrica. Finora siamo stati gentili con loro e siamo pronti ad aiutarli. Spero non sia necessario arrivare allo scontro legale».
Nello stesso tempo il governo italiano deve mandare segnali di vitalità anche sul piano internazionale. La lotta all’isis resta una priorità. Ma gli americani sono impazienti. Prima Donald Trump e ieri il segretario di Stato Mike Pompeo sollecitano gli alleati a riprendersi «i propri foreign fighters». Il leader turco Recep Tayyip Erdogan minaccia di scaricarli davanti ai confini dei Paesi europei. «Noi siamo contrari agli automatismi — risponde Di Maio — dobbiamo esaminare ogni singolo caso. I nostri foreign fighters, comunque, sarebbero poche decine». Infine un annuncio: il prossimo anno sarà l’italia a ospitare il summit della coalizione anti-isis.