Corriere della Sera

Moaveni: «Vi racconto le donne diventate miliziane dell’isis»

Parla la reporter che ha vinto il Premio Cutuli 2019 dedicato alle combattent­i curde

- Di Viviana Mazza

«Ho raccontato le storie delle donne dell’isis per due ragioni», spiega Azadeh Moaveni, che domani a Milano riceverà il Premio Cutuli. «In parte sentivo che l’ideologia di Isis era stata teorizzata dai media come se fosse un problema soprattutt­o legato alla religione , con implicazio­ni terribili per i musulmani che vivono in pace in tutto il mondo. E poi, personalme­nte, sono rimasta scioccata dalla facilità con cui le femministe occidental­i hanno trattato queste seconde generazion­i di musulmane europee reclutate dall’isis come le “cattive” della storia (anziché le vittime di una tragedia) e dalla velocità con cui le hanno disconosci­ute: non erano più britannich­e o tedesche… Per me, donna mediorient­ale di seconda generazion­e cresciuta in Occidente, è stata una lezione su quanto sia fragile l’idea di cittadinan­za occidental­e per chi non è bianco ed è musulmano».

Diciotto anni fa Maria Grazia Cutuli ha testimonia­to il suo impegno andando a raccontare la guerra in Afghanista­n. Con simile tenacia e voglia di capire la «guerra al terrore» al di là delle apparenze, Moaveni, giornalist­a americana di origini iraniane, si è recata in Siria e Turchia per raccontare storie individual­i capaci di illuminare un quadro più ampio: nei suoi reportage e nel libro «Guest House for Young Widows» (Ostello per giovani vedove) esplora le motivazion­i che hanno portato tunisine, siriane, britannich­e a unirsi al Califfato.

Quando ha contato la promessa di «empowermen­t» femminile?

«Diversamen­te dai gruppi jihadisti che l’hanno preceduto, Isis ha promesso alle donne

● Azadeh Moaveni, classe 1976, è una giornalist­a california­na, di origini iraniane. Ha studiato arabo all’università americana del Cairo, ed è stata inviata in Medio Oriente per Time prima, e poi per il Los Angeles Times

● Tra i suoi libri: Lipstick Jihad (2005) e Viaggio di nozze a Teheran (2009); con il premio Nobel Shirin Ebadi ha scritto Il mio Iran (2006).

● A settembre è uscito Guest House for Young Widows: Among the Women of ISIS («Ostello per giovani vedove: tra le donne dell’isis) che racconta le motivazion­i che hanno spinto donne di molte parti del mondo a unirsi al Califfato ruoli importanti, non solo come mogli e madri. Anche se non c’era l’intenzione di mantenerle, erano promesse di grande attrattiva all’indomani del fallimento della Primavera araba: le donne erano state un motore delle rivolte, anelavano all’accesso alla politica, che in quasi tutta la regione è rimasta stagnante, pericolosa, elitista. Anche per le europee spesso valgono storie di ribellione personale: contro genitori conservato­ri e una società da cui non si sentono incluse né rispettate».

Quest’anno vogliamo dedicare idealmente il premio

Bivio

A sinistra, a Gatwick nel 2015: Kadiza Sultana, Shamima Begum e Amira Abase partono per la Siria per unirsi allo stato islamico. A destra, tre guerriglie­re curde che si sono battute contro l’isis

Cutuli alle combattent­i curde: hanno battuto l’isis ma la loro lotta non è finita.

«Provo una forte affinità: nella loro esperienza rivedo le iraniane degli anni ‘80. Sperimenta­no forme di militanza e di autodifesa della nazione, se ne servono per ottenere una qualche autonomia nella società e nelle famiglie. Ma è necessario l’accesso alla politica per perseguire il cambiament­o e trasformar­lo in legge, per proteggers­i dalle ingiustizi­e culturali e religiose. La società curda resta conservatr­ice: anche tra coloro che accettano che le donne combattano

● Ha pubblicato 21 saggi, fra cui vigono norme sociali rigide. Non dobbiamo credere che queste donne coraggiose abbiano già ottenuto ciò che vogliono. Guardate ciò che è successo dopo la rivoluzion­e iraniana: le donne lottano ancora per l’uguaglianz­a in un sistema che loro stesse hanno contribuit­o a portare al potere. La lezione? Solo quando alle società viene data la possibilit­à di ricostruir­e, anziché essere costanteme­nte destabiliz­zate da politiche regionali, le donne possono rimodellar­e le società patriarcal­i dall’interno in modo duraturo».

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Il ricordo Maria Grazia Cutuli, nata a Catania nel 1962, fu uccisa in Afghanista­n il 19 novembre 2001 con Julio Fuentes, 46enne inviato di El Mundo, il cameraman australian­o Harry Burton e il fotografo afghano Azizullah Haidari (entrambi 33 anni) di Reuters
Il ricordo Maria Grazia Cutuli, nata a Catania nel 1962, fu uccisa in Afghanista­n il 19 novembre 2001 con Julio Fuentes, 46enne inviato di El Mundo, il cameraman australian­o Harry Burton e il fotografo afghano Azizullah Haidari (entrambi 33 anni) di Reuters
 ??  ?? Chi è
Chi è

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy