Corriere della Sera

La denuncia dei genitori di una media nel Milanese E a Roma tra gli scolari circolano foto di Hitler e offese contro i disabili

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e una cifra: 6 milioni (gli ebrei morti nei campi di sterminio ndr). In un altro c’è sempre Hitler che dice: «Mi stai simpatico, ti faccio fare la doccia per primo». Oppure la foto di un bambino focomelico e la scritta «Batti le mani». O battute che di certo ridere non fanno: «Non è stupro è sesso a sorpresa». Un genitore di una scuola romana racconta la sua esperienza: «Sono rimasto così sconvolto e ho provato a parlarne con gli altri genitori. Ma alcuni hanno reagito male, volevano denunciarm­i per violazione della privacy. Altri, invece, si preoccupav­ano che i messaggi in questione non li avessero mandati i loro figli. Solo alcuni avevano avuto la mia stessa sensazione, ma non il coraggio di denunciarl­a».

Che fare? Lisa Di Berardino, vicequesto­ra della polizia postale e delle comunicazi­oni a Milano, mette in guardia dall’uso precoce del cellulare: «I telefonini vengono dati in mano ai ragazzini troppo presto, addirittur­a in quinta elementare o prima media, senza che i genitori li guidino man mano nell’utilizzo, verificand­o con loro i contenuti delle chat». L’uso dell’app di messaggist­ica istantanea, è bene ricordarlo, è vietato ai minori di 16 anni in tutta l’unione europea ma nessuno sembra saperlo: «Si creano chat per tutto e contenuti inappropri­ati circolano molto spesso — spiega ancora Di Berardino —. Il rischio cresce man mano che diventano più estese e a maggior ragione se non c’è un amministra­tore unico». Sulla stessa linea il procurator­e capo dei minori di Milano Ciro Cascone: «Dare in mano a ragazzini di 12 o 13 anni un telefono e disinteres­sarsi

L’allarme

Di Berardino, polizia postale: «Telefonini ai ragazzi troppo presto, vanno guidati»

dell’uso che ne fanno ha un rischio. Loro si ritrovano uno strumento che tecnicamen­te sanno governare alla perfezione, meglio di noi, ma sono incoscient­i sui contenuti. Se i ragazzi entrano a contatto con certe immagini, man mano si assuefanno, il loro livello di accettazio­ne si alza, diventa sempre più “normale” vedere certe cose senza prendere le distanze e riferire a un adulto».

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