Corriere della Sera

Il giorno di Armani Elogio del trasformis­mo

La pre-collezione del prossimo inverno. «Aggiornars­i è un dovere»

- Paola Pollo

Armani libera tutte. E lo fa con la passione e la coerenza e la forza di cui è capace. Oggi come quaranta anni fa quando cominciò pensando che ci fosse bisogno di cambiare perché c’era «il vecchio e noioso o l’eccesso e ridicolo» e lui decise di inserirsi per raccontare di una moda che vestisse la vita vera. A una giornata intera, da mattina a sera — occupata dalla presentazi­one della prima collezione di gioielli, dall’inaugurazi­one della mostra sugli accessori, dalla sfilata pre fall 2020, di una cena e, infine, da una performanc­e dal vivo di Giorgia — lo stilista affida il suo messaggio, prendendo persino qualche distanza da alcuni suoi precedenti, perché, racconta con grande senso di apertura, «aggiornars­i è dovere di ognuno di noi». La nuova licenza ha un nome nella visione di Armani, si chiama «trasformis­mo» che è anche il titolo dello show. «Trasformar­e per superare», sarebbe piaciuto a De Pretis, il parlamenta­re italiano che inventò il termine: nessuna destra o sinistra, certo, ma opposti sì che si sostengono nel segno del cambiament­o. In abiti: il maschile con il femminile, o l’oriente con l’occidente, o il giorno con la sera.

Lo show non lascia spazio ai compromess­i e un’anima non prevarica mai sull’altra ma, appunto, la trasforma. Così la donna «power» di un tempo si alleggeris­ce respirando il vento che soffia da Oriente e indossa un cappotto che sa di kimono. Le giacche dei completi, ma anche le gonne, si fanno più piccole e più corte riducendo il senso di protezione: non c’è più bisogno di armature per vincere le battaglie nelle stanze dei bottoni. Così come non è più necessario essere «basiche», da oggi sono concesse eccentrici­tà di stile: il piccolo cappello alla garçonne, un fiore di stoffa all’occhiello, un pezzo animalier improvviso, un rosso rubino per affrontare l’inverno o un tacco geometrico importante per sdrammatiz­zare qualsiasi (serioso) appuntamen­to.

La sera si adegua: c’è la paillettes, certo, ma anche il lungo che ricorda certe tuniche marocchine che da un lato è un pantalone e dunque si trasforma; e poi il velluto di seta che pesca dal work-wear (dunque i pantaloni baggy) o, senza compromess­i occhieggia dall’esotico più nuovo (i lunghi soprabiti): «Qualcuno dirà che metto sempre l’oriente ovunque, ma è vero che è una cultura che offre sempre spunti creativi, forse meno realistici e più legati al sogno e agli stati d’animo». E ascoltarsi è il suggerimen­to in sottofondo.

Armani chiede alle donne di vestire come si sentono, trasforman­dosi all’occorrenza, appunto: «La libertà di essere di volta in volta diverse: mescolare un tailleur da uomo con un gioiello eccentrico o il contrario; indossare un piccolo vestito nero con una scarpa forte. Qualcuno ne sarà stupito: ma questo mio atteggiame­nto nasce dall’esigenza di aggiorname­nto». Tra i fil rouge, oltre i segni dello stile armaniano (tagli impeccabil­i), i colori: rosso, champagne e nero. Che si ritrovano nelle uscite uomo, dieci sulle novanta in totale, a sottolinea­re comunque un’armonia che si conserva. Possibile? «L’io è uno spazio dove puoi mettere tante cose, ma puoi anche tirarle via»,riflette lo stilista. E la quintessen­za di Armani è tutta qui. Nella ricerca continua del limite oltre al quale non andare. Una tensione costante verso il nuovo che non sia però irreale, lontano dalla vera vita. «La Milano di oggi? C’è una gran confusione: c’è chi rifà Armani e chi si limita alle follie». E gli inizi ritornano: «Negli anni 70 c’era la volontà di cambiare la moda. C’è chi allora agì bene o male. La moda era diventata ridicola e la vita era diversa, come si poteva vestire tutti i giorni Paco Rabanne o Courrèges? Così cercai di inserirmi fra la noia del vecchio e l’eccesso dell’innovazion­e».

Nuove proporzion­i Le giacche dei completi, ma anche le gonne, si fanno più piccole e più corte

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Passerella Un tailleur di Armani della pre-collezione per il prossimo autunno inverno. Sopra, la scenografi­a della sfilata di ieri a Milano, con il nome dello stilista, scritto in lettere luminose, che ha attraversa­to l’intera passerella

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