Corriere della Sera

MILANO È ITALIA L’ERRORE DI DIVIDERSI

- Cari lettori,

Caro Aldo, le parole del ministro Provenzano, «Milano attrae e non restituisc­e», mi hanno lasciato perplessa. Ho capito che non voleva essere un attacco alla città o al suo sindaco, ma ha dato l’impression­e del solito confronto Nord-sud, che non porta proprio a niente. Serve rimboccars­i le maniche e riflettere su come estendere al resto del Paese il fenomeno Milano. Maria Delsano, Milano

Chi aveva o ha voglia di migliorare, è venuto o viene al Nord a lavorare! A Milano di veri milanesi ce ne sono pochi! Se Milano è così è merito anche dei migranti delle altre regioni italiane! Gianni Spiaggi

Èevidente che il ministro Provenzano ha detto una cosa sbagliata. Ai ministri capita, e ricapiterà. Anche perché già distinguer­e Milano dall’italia è in sé una sciocchezz­a. Lo fanno anche quelli che si ostinano a considerar­e Milano una città asburgica, mentre a Milano – intesa non solo come città ma come hinterland - ci sono più pugliesi che a Bari, più calabresi che a Reggio, più siciliani che a Catania, più campani che ad Avellino. Ma anche questo a ben vedere non è esatto: perché tra le città del Nord, Milano è stata la più accoglient­e, i pugliesi, i calabresi, i siciliani, i campani sono diventati milanesi, e i loro figli parlano con l’accento di Gino Bramieri. È giusto però far notare che Milano è l’unica città italiana di buon umore, l’unica ottimista, l’unica ad andare dal meno al più. Un anno fa ne parlavo con il sindaco Beppe Sala, il quale mi ha detto più o meno: all’apparenza questo divario tra Milano e il resto d’italia può essere un vantaggio per noi, perché se uno straniero vuole investire in Italia lo farà a Milano; ma alla lunga è uno svantaggio anche per noi, perché una metropoli non può non avere un Paese dietro, inteso anche come sistema politico. Qualche settimana fa a un incontro pubblico ho sentito Vittorio Feltri, che non è un uomo di sinistra (qualcuno potrebbe aggiungere che non lo è neppure Sala), dire che Roma avrebbe bisogno di un sindaco come quello di Milano. Sala ha risposto che un sindaco in una città conta non più del 10 per cento. Il resto lo fanno i cittadini. Forse che i milanesi devono vergognars­i di aver ripulito i muri da soli dopo la devastazio­ne dei black-bloc, senza aspettare lo Stato? Detto questo, Milano non è Disneyland. L’aria è troppo inquinata, ci sono ancora troppe auto private in giro, il degrado dei rapporti umani che sta avvelenand­o Roma talora si fa sentire anche qui, magari nelle forme di una bicicletta o di un monopattin­o lanciati contromano o sul marciapied­e e schivati all’ultimo minuto dai malcapitat­i passanti.

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