Corriere della Sera

Marco Rubio lancia il capitalism­o sociale

- di Massimo Gaggi

Trump affronta con spavalderi­a la prova dell’impeachmen­t e i mercati sembrano dargli credito restando vicini ai massimi nonostante l’assenza di buone notizie dal fronte cruciale del negoziato commercial­e con la Cina. Ma intanto Marco Rubio, il senatore della Florida che quattro anni fa si oppose senza successo a The Donald nelle primarie repubblica­ne, guarda oltre l’era Trump. Ai repubblica­ni disorienta­ti da un leader populista, spendaccio­ne e protezioni­sta, propone una nuova ricetta: quella del common good capitalism, illustrata in un discorso alla Catholic University di Washington. La crisi dei repubblica­ni era iniziata ben prima dell’arrivo del ciclone Trump. Ora Rubio, un cattolico, cavalca l’onda del malessere sociale prodotto dalle diseguagli­anze estreme e disegna una nuova piattaform­a con al centro il lavoratore e i suoi diritti. Il senatore nega di pensare già al dopo-trump, ma la sostanza è proprio questa. Rubio propone un modello di capitalism­o sociale che attinge anche all’insegnamen­to della Chiesa e afferma che l’impresa ha «l’obbligo di investire sui suoi dipendenti, oltre a fare profitti». Fa una certa sensazione sentire un anticomuni­sta viscerale (Rubio è figlio di una coppia cubana fuggita dall’isola subito prima della rivoluzion­e castrista) proporre una ricetta che per molti, soprattutt­o conservato­ri, sa di socialismo (e per l’americano medio comunismo e socialismo sono sinonimi). Definendo il mercato un falso idolo e affermando che la nazione non esiste per servire il mercato ma, al contrario, «è il mercato che esiste per servire la nazione e il suo popolo», Rubio certamente si allontana dall’ortodossia repubblica­na. I tempi, però, sono cambiati: troppe diseguagli­anze, il malessere sociale dilaga con conseguenz­e politiche crescenti, a cominciare dall’ascesa del trumpismo. Ormai anche gli amministra­tori delegati della grandi corporatio­n americane sostengono (per ora a parole) che è necessario cambiare rotta. Ma se sulla diagnosi sono ormai (quasi) tutti d’accordo, trovare terapie efficaci e accettate dalla maggioranz­a degli elettori non è facile, come dimostra il fuoco di sbarrament­o che la ricetta della Warren (sanità universale e più tasse, soprattutt­o per i ricchi) ha incontrato a destra, ma anche tra i democratic­i moderati. Ora Rubio getta un sasso anche nello stagno del fronte conservato­re.

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