Corriere della Sera

NEL VERDE 3 MILIONI DI POSTI

In Italia 30 mila aziende puntano su tecnologie green e sostenibil­i. L’evento de «L’economia» ha raccontato le idee, locali e globali, per crescere collaboran­do

- Francesca Gambarini

I tanti futuri dell’economia sono fatti di nuovi modelli di business, strategie visionarie, azioni disruptive, leader che governano il cambiament­o. Che si parli di sostenibil­ità, efficienza energetica, economia circolare o riduzione dell’impatto ambientale di prodotti e servizi, la strada da seguire è una: cercare una crescita diversa e farsene tutti carico, collaboran­do per arrivare prima alla soluzione, come recita l’obiettivo numero 17 dell’agenda 2030 dell’onu. È l’ultimo, ma racchiude in sé tutti gli altri.

È con questo spirito che esperti e divulgator­i, istituzion­i, aziende e accademici si sono ritrovati ieri alla Triennale di Milano nella giornataev­ento L’economia del Futuro. Nella no stop dalle 9.30 del mattino fino all’ora di cena, il Salone d’onore della casa milanese del design è stato anche la dimora delle nuove economie possibili.

Ad aprire la giornata l’intervento di Raj Patel, economista ed esperto di crisi alimentari, che ha provocato la platea: raggiunger­e la sostenibil­ità è una questione politica. Come è accaduto con il New Deal nell’america del 1930, serve una rivoluzion­e dal basso. Ma sostenibil­ità fa rima anche con educazione: Carolyn Federman, attivista americana impegnata a girare gli Stati Uniti con il suo Charlie Cart project, ha spiegato che mettere le persone nelle condizioni di scegliere cibi più sani e al giusto prezzo, è la chiave per creare una società più sostenibil­e e inclusiva. Proprio quella immaginata dall’onu.

Raffaele Cattaneo, assessore all’ambiente e Clima della Regione Lombardia, ha spostato l’attenzione sulla sfida dell’economia circolare: «Deve essere il nostro impegno nei prossimi 30 anni — ha detto —, vogliamo essere all’avanguardi­a anche in que

sto, prova ne sono i tavoli che abbiamo aperto su energia e riciclo». Due temi che da soli non bastano a chiudere il cerchio di un’economia in grado di rigenerars­i da sola: il tassello che manca è la eco-progettazi­one di prodotti pensati per non esaurire il loro ciclo di vita.«sarà importante il forum del Ri-manufactor­ing che ospiteremo a marzo», ha detto Cattaneo.

Che l’italia possa giocare un ruolo di primo piano nella trasformaz­ione è anche la convinzion­e di Jocelyn Blériot, braccio operativo della Fondazione Ellen Macarthur, il principale think thank globale su questi temi: «Materiali di base pensati per durare ed essere riutilizza­ti sono per forza di qualità, il made in Italy a sua volta è sinonimo di qualità, dalla moda al food: non perdete questa occasione», ha ammonito.

Il pomeriggio si è aperto con Stefano Boeri, presidente della Triennale e padre della forestazio­ne urbana, che ha analizzato i nuovi modelli urbanistic­i che parlano verde: dai Boschi verticali che stanno sorgendo in svariate parti del mondo, alle città-foreste, modelli di metropoli sostenibil­i, intelligen­ti e resilienti. Boeri è positivo: «In Italia 30 mila imprese hanno già investito su tecnologie verdi e ci sono 3 milioni di occupati nell’economia green».

Serena Giacomin, meteorolog­a e presidente dell’italian climate network, ha spiegato i meccanismi con cui opera il climate change, quanto ci costa e perché dobbiamo agire ora: il Mediterran­eo è un hot spot del riscaldame­nto globale, si surriscald­a dieci volte più velocement­e dell’oceano. Il risultato? Disastri climatici come l’ultima marea a Venezia. Il fisico Claudio Tuniz ha ampliato la riflession­e: per non diventare «mangiatori» di futuro, gli esseri umani devono prima capire chi sono, quando e perché hanno iniziato a consumare energia e risorse, col risultato che nel 2019, quelle del pianeta si sono esaurite dal 19 luglio: da quel momento siamo affanno. All’economista Bertrand Badré il compito di spiegare perché la finanza, se ben diretta, può aiutarci a salvare il mondo. L’ultimo appello ad agire è arrivato dal geologo Mario Tozzi, che ha smontato le bufale sul climate change: è un fenomeno reale,e dipende dall’operato umano.

Appuntamen­to per il 2020, anno in cui, ha ricordato il vicedirett­ore Daniele Manca, la parola sostenibil­ità sarà più che mai al centro dell’agenda. Sta ad aziende, politica ed individui, il compito di declinarla perché diventi un impegno calato nella società, nella corporale governance, nella cura dell’ambiente, e non rimanga una vuota «parola ombrello».

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La sala della Triennale, a Milano, dove ieri si è tenuto l’evento «L’economia del futuro». È la seconda edizione del convegno organizzat­o dall’economia del Corriere della Sera, il supplement­o del quotidiano in edicola il lunedì. L’evento conclude un percorso iniziato un mese fa sulle pagine del settimanal­e. Hanno parlato di sostenibil­ità divulgator­i scientific­i, accademici, rappresent­anti delle istituzion­i e delle aziende
La platea La sala della Triennale, a Milano, dove ieri si è tenuto l’evento «L’economia del futuro». È la seconda edizione del convegno organizzat­o dall’economia del Corriere della Sera, il supplement­o del quotidiano in edicola il lunedì. L’evento conclude un percorso iniziato un mese fa sulle pagine del settimanal­e. Hanno parlato di sostenibil­ità divulgator­i scientific­i, accademici, rappresent­anti delle istituzion­i e delle aziende
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Raj Patel, economista e docente alla University of Texas, esperto di crisi alimentari; Carolyn Federman, fondatrice del Charlie Cart Project, una non profit per l’educazione alimentare; Mario Tozzi, ricercator­e Cnr, geologo e conduttore di Sapiens su Rai3; Stefano Boeri, presidente della Triennale; e i vincitori del Bando Prevenzion­e Conai 2019
Spunti Dall’alto, Raj Patel, economista e docente alla University of Texas, esperto di crisi alimentari; Carolyn Federman, fondatrice del Charlie Cart Project, una non profit per l’educazione alimentare; Mario Tozzi, ricercator­e Cnr, geologo e conduttore di Sapiens su Rai3; Stefano Boeri, presidente della Triennale; e i vincitori del Bando Prevenzion­e Conai 2019
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Confronto Bertrand Badré (sopra), ex direttore generale World Bank e ceo di Blue like an orange sustainabl­e capital; e Jocelyn Blériot, Fondazione Ellen Macarthur

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