Corriere della Sera

L’umanità di un campione incapace di fingere

- Alessandro Pasini di Giorgio Terruzzi

imprese mancavano da tre anni: i due controvers­i con la Rossa e questo con la Honda. I fasti dei titoli in Yamaha sostituiti dalle sofferenze tecniche e da rapporti difficili. «Io volevo restare in Ducati, ma l’inizio è stato difficile e quando ho iniziato a vincere era troppo tardi: loro avevano preso la loro decisione. Ma non ho rimpianti: poteva andare meglio ma anche molto peggio».

E qui compare il Lorenzo maturo 32enne, «cerebrale», persona tendenzial­mente chiusa e prigionier­a di una sensibilit­à (che lui nega) celata a volte da un certo caratterac­cio, ma alla fine capace di mettere lo sport in una prospettiv­a più ampia: «Sono stato fortunato: ho corso con piloti incredibil­i e ho seguito solo la mia passione». Con quella e con una tecnica rara — uno dei piloti più belli mai visti; allievo superbo di un maestro come Biaggi; prima, ragazzino, come «Por Fuera» che sorpassava all’esterno, poi, adulto, come «Burro e Martello», dolce nelle traiettori­e e prepotente nel ritmo — si è preso 5 Mondiali, 68 Gp, 152 podi, 69 pole e un posto fra le «Legends», la Hall of Fame della moto.

Quanto basta per dirsi che «se una parte di me è triste, l’altra è libera perché non sentirò più la pressione della sveglia la mattina della gara con i crampi allo stomaco... Ora potrò fare le cose che non ho mai fatto». La prima sarà «una lunga vacanza al caldo, su una spiaggia». Poi si vedrà: «Nella vita non ci sono solo le moto». Spesso gli atleti lo capiscono troppo tardi. Come in pista anche fuori, nel cogliere il momento di andare a centrocamp­o, salutare e uscire fra gli applausi Jorge si è dimostrato ancora una volta un fuoriclass­e. 295 Gp

● Jorge Lorenzo, 32 anni, è nato a Palma di Maiorca: ha corso 295 gare nel Motomondia­le vincendone 68 e salendo sul podio 152 volte, 69 le pole

● Ha vinto 5 Mondiali: 2 nella classe 250 con l’aprilia (2006 e 2007) e tre nella Motogp con la Yamaha (2010, 2012 e 2015)

● Lascia dopo una sola stagione alla Honda preceduta dal biennio alla Ducati: il suo ultimo successo è con la moto italiana nel 2018 in Austria

Nel respiro profondo mostrato annunciand­o il ritiro c’era una liberazion­e e l’ombra remota del dubbio. Jorge Lorenzo si ferma, cambia vita pur non sapendo se la sua vita futura potrà dargli quelle motivazion­i adrenalini­che che ha perduto in pista. Uno spettacolo di umanità offerto da una persona incapace di fingere, a costo di risultare antipatica; decisa a mascherare soltanto la propria, profonda solitudine. Qualcosa che proviene da un’infanzia non facile, da un rapporto con il padre risolto, all’apparenza, quando ogni ferita era diventata una cicatrice comunque sensibile. Dopo Pedrosa è il secondo campione del mondo «tritato» da Marquez e dalla Honda in due anni, a conferma di un rapporto vincente ma sin troppo esclusivo; nella decisione di Lorenzo c’è il rimpianto di un mancato rinnovo con Ducati; di fronte a un pilota che si ferma ad anni 32 il pensiero va a Rossi che continua ad anni 40. Il fatto è che Valentino conserva stimoli e divertimen­to nell’ affanno mentre Jorge questa gioia l’ha smarrita. Senza spiegare davvero se si tratta di un passo in un’età diversa e adulta o di uno scarto di fronte a un’immagine di se stesso inaccettab­ile. Qualcosa che avrà bisogno di cure per trovare una pace. Dunque, buon vento e coraggio. Per vincere altrove o per tornare dove ha vinto quasi tutto.

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