Corriere della Sera

Federer è perfetto, Djokovic cancellato dal Master

Tennis: Berrettini chiude battendo Thiem, è la prima vittoria di un italiano alle Atp Finals

- Gaia Piccardi

LONDRA Primo. Non alle Atp Finals ma nel tennis italiano. Fuori tempo massimo per il torneo però non per la storia, Matteo Berrettini calpesta con il piedone numero 46 un territorio inesplorat­o, le sabbie mobili che avevano inghiottit­o Panatta (Stoccolma ’75) e Barazzutti (New York ’78): batte Thiem nell’ultimo match del girone e diventa il primo azzurro a vincere un incontro al Master. Un’abitudine per Roger Federer (17 partecipaz­ioni, 6 titoli), uscito intonso dallo spareggio con Novak Djokovic, episodio n.49 di una rivalità che dopo un match sontuoso («Sono stato quasi perfetto!») spedisce in semifinale il maestro (contro Nadal, Tsitsipas o Zverev) alla strabilian­te velocità di 38 anni e tre mesi.

Federer, senza scorie di Wimbledon nella testa, torna speciale. E chirurgico. Break al 3° game, intoccabil­e al servizio (7 ace, 83% di prime palle e 100% di punti sulla seconda solo nel primo set), agile come un gatto, spesso a rete. 6-4, 6-3. Il serbo è eliminato e Nadal certo di chiudere l’anno in vetta. Non succedeva da 4 anni che Roger battesse il Djoker (Atp Finals 2015): «Wimbledon è passato, questa volta l’ultimo punto è stato mio».

È un tennis esausto da saldi di fine stagione, conta il risultato: Thiem non conserva nelle vene nemmeno una goccia della furibonda intensità riservata a Djokovic, e Berrettini ne approfitta. Con 4 vincenti strappa al n.5 del

Volée

Roger Federer, 38 anni, ha battuto in due set Djokovic qualifican­dosi alle semifinali (Epa) ranking il break del 5-4 nel primo set (incluso un raro passante di rovescio a una mano) e tiene alta la testa nel tie break, dove l’austriaco si trascina di mestiere: con un ace, Matteo si annette set (7-3) e incontro, perché nel secondo (6-3) Robocop è palesement­e troppo arrendevol­e per essere vero.

Si chiudono così le nostre Atp Finals, fondamenta­le pietra miliare nel processo di crescita del romano che avanza a grandi passi verso il mestiere di campione: «La cosa più bella che porto via da Londra è un senso di sano rosicament­o. Le due belle legnate prese da Djokovic e Federer mi aiuteranno a trovare nuovi stimoli». Tornano a Roma mamma Claudia e nonna Lucia. Benché muoia dalla voglia di partire per le vacanze con Ajla («Al mare, lontano»), Matteo si prepara all’ultimo impegno della stagione: sarà leader dell’italia nella nuova Coppa Davis(18 nazioni, tutto in una settimana) che scatta lunedì a Madrid. «Sono stanco ma troverò le energie. Questo è solo il mio secondo anno nel tour, a questi ritmi mi devo abituare. Come dice Nadal: le partite non si vincono con le idee, ma con quello che hai dentro». Matteo, tanto.

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