Il viaggio di Camurri nel solco delle grandi inchieste anni 60
«Trento, guardia italiana del Brennero. Trento, avamposto asburgico in Italia. Trento, capitale dei trentatré trentini. Trento, capitale dello sport. Trento, capitale delle mele, il frutto della conoscenza…». Le ragioni per visitare Trento sono molte e, ancora una volta, Edoardo Camurri unisce cultura e natura per regalarci un’altra perla di Provincia Capitale (Rai3, Rai Storia, Raiplay). Il suo visionario di turno, il professor Giorgio Vallortigara, insigne neuro-scienziato, ci offre le tre parole chiave per capire Trento: intelligenza (studia il cervello, ci mancherebbe!), memoria (è una città di memorie antiche ma anche di memoria prospettica, che è quasi un ossimoro: ricordo di intenzioni che devono essere realizzate nel futuro) e confine (i luoghi erano parte dell’austria felix). Davvero bella Trento: pulita, ordinata, a suo modo romantica. Camurri rappresenta la sintesi armonica di due grandi inchiestisti: il Mario Soldati di Chi legge? (1960) e l’ugo Zatterin di Viaggio nell’italia che cambia (‘63). Del primo ha la straordinaria capacità di trasformare il sapere in sapore, del secondo la curiosità antropologica. Così ripercorriamo con pari gusto e pari interesse alcuni momenti del Concilio di Trento (1545-63) convocato nel Duomo per reagire alla diffusione della riforma protestante di Martin Lutero, la nascita tumultuosa della Facoltà di Sociologia (1962) la prima in Italia (c’erano studenti come Mauro Rostagno, Paolo Sorbi, Alexander Langer, Renato Curcio e Mara Gagol…), l’impiccagione mediatica di Cesare Battisti (1916), con il boia che si fa fotografare ridente, infiammando l’irredentismo tridentino. «Dopo il boia doveva venire anche il fotografo», annotò Karl Kraus con il finto cinismo della vera indignazione. C’erano così tanti fotografi che finirono per fotografarsi l’un l’altro mentre cercavano di catturare un’espressione del volto del morituro. A Trento è nato anche il selfie.