Corriere della Sera

I calcoli dei sondaggist­i: ecco quanto può pesare la loro corsa solitaria

Ma il voto disgiunto può dare una mano al Pd

- Claudio Bozza

MILANO «Per il centrosini­stra, con il M5S in campo, in Emilia-romagna la strada si fa più in salita». I sondaggist­i, dopo il plebiscito su Rousseau per la corsa in solitaria, su questo punto sono tutti d’accordo. È però interessan­te rilevare i distinguo tra gli analisti su quali ripercussi­oni potranno avere le «sardine» (a favore del centrosini­stra oppure, per reazione, pro Salvini) e la legge elettorale regionale, che potrebbe favorire Stefano Bonaccini (Pd), perché prevede un voto diretto per il candidato presidente con possibilit­à di voto disgiunto, che, di nuovo, può avvantaggi­are il candidato più noto. L’ultimo sondaggio sull’emilia è stato realizzato da Ixé per Cartabianc­a (Rai Tre), ma prima della votazione su Rousseau. La fiducia in Bonaccini è molto alta (68) rispetto a Borgonzoni (45). Il dem, sul voto ai singoli candidati, sarebbe avanti 40% contro 29,2% (scenario con il M5S), quota che si alzerebbe a 41,2% contro 29,4% (senza M5S).

«La corsa autonoma di un candidato Cinque stelle è uno scenario che non favorisce il candidato di centrosini­stra — spiega Lorenzo Pregliasco di

Youtrend —. I dati a disposizio­ne prima della scelta di Rousseau dimostrava­no che un patto di “non belligeran­za” del Movimento sarebbe stato chiarament­e un beneficio per Bonaccini. Questo perché gli elettori rimasti nell’alveo pentastall­ato sono più portati a sostenere il candidato progressis­ta piuttosto che la lecaso ghista Lucia Borgonzoni».

Per Roberto Weber, analista di Ixè, va invece tenuto in consideraz­ione che il fenomeno delle «sardine» potrebbe innescare un effetto «perverso»: «Questa mobilitazi­one sta dando un valore politico sempre più nazionale al voto in Emilia, terreno in realtà preferito da Salvini che non a ripete “Mandiamo a casa il governo” — osserva Weber. Bonaccini ha una credibilit­à nettamente superiore a Borgonzoni. Le “sardine” erano nate proprio per difendere la società ed i valori promossi dal governator­e uscente, ma in questo quadro rivendicar­e le cose fatte per il territorio funzionerà di meno». Il professor Marco Valbruzzi, coordinato­re dell’istituto Cattaneo, è convinto che dopo l’esito del voto su Rousseau «la competizio­ne si farà più tesa: sia il centrodest­ra, sia il centrosini­stra si dovranno concentrar­e per conquistar­e l’elettorato M5S». Le «sardine»? «Fanno bene. Possono essere un’esca per prendere il voto in uscita dal Movimento — aggiunge Valbruzzi —. Riescono ad allargare il perimetro del centrosini­stra e intercetta­re qualche grillino».

Il «patto di desistenza» dei Cinque Stelle avrebbe senza dubbio avvantaggi­ato il Pd, conferma Rado Fonda di Swg, secondo cui l’unica speranza per Bonaccini è che almeno una parte degli elettori M5S opti per il «voto utile», cioè il disgiunto. Il voto pro candidatur­a su Rousseau ha un «significat­o rilevante», perché dimostra «che la gente vuole essere protagonis­ta — spiega Alessandra Ghisleri di Euromedia research —: è una chiamata al coraggio, a ritrovare lo spirito le origini».

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