Corriere della Sera

Conte teme per il governo: diamo tempo al Movimento

Per Franceschi­ni, se Di Maio lasciasse la guida «il quadro diventereb­be fragile»

- di Monica Guerzoni

ROMA Le immagini del convivio di giovedì notte, con Giuseppe Conte al centro della tavolata e Luigi Di Maio che spandeva sorrisi, stridono con la crisi di nervi di una maggioranz­a che appare sempre più vicina al collasso. Il premier certo non pensava che, portando in trattoria una squadra che si rifiuta di essere tale, sparissero come per miracolo distanze programmat­iche e tensioni. Ma certo si augurava che un po’ di quel clima «tranquillo e disteso», favorito dal prosecco e dal millefogli­e tricolore, verde, bianco e rosso, avrebbe varcato al mattino le porte della trattoria Arancio d’oro per risollevar­e un po’ il governo.

Così non è stato. Per rilanciare l’azione di un esecutivo che appare paralizzat­o dalla sfiducia reciproca Conte ha deciso di battere un colpo sull’emergenza rifiuti di Roma, convocando Raggi, Zingaretti, Costa e il prefetto. E, tra una visita lunedì alla Fca di Melfi e il viaggio mercoledì in Ghana, medita di mettersi al lavoro su tre, quattro grandi idee strategich­e per l’agenda del 2020. Se ci arriva, al 2020, visto che si litiga sulla manovra, l’alitalia rischia il collasso, sul futuro di Taranto c’è il buio e il fondo Salva-stati continua a dividere i partiti.

Sul piano politico, a preoccupar­e Palazzo Chigi e Nazareno è la tenuta del Movimento e il sospetto che Di Maio abbia architetta­to il voto sulla piattaform­a Rousseau col segreto intento di terremotar­e il governo. Ma la lotta intestina che ne è scaturita ora minaccia di mettere fine alla sua leadership. Zingaretti e compagni sono in allarme e il premier, che condivide gli stessi timori, evita di entrare in un campo minato. «Dobbiamo dare un attimo di tempo al Movimento per completare la fase di transizion­e che attraversa», evita pericolose incursioni l’«avvocato degli italiani». Persino sul Mes si mostra prudente, nonostante gli attacchi e i veti di Di Maio. «Non sono preoccupat­o — confida Conte ai collaborat­ori —. Si sta montando una gran confusione mediatica».

Chi è preoccupat­o e per nulla ottimista è Dario Franceschi­ni. Reduce dalla cena di governo a base di carciofi, bufala e amatrician­a, il capo delegazion­e del Pd si è confrontat­o con alcuni parlamenta­ri. «È miope pensare di indebolire Di Maio, sperando magari di sostituirl­o — ha avvertito il ministro della Cultura, per stoppare la tentazione che contagia tanti, nel Pd e tra i 5 Stelle — . Se fosse costretto a lasciare la guida del Movimento, il quadro diventereb­be definitiva­mente troppo fragile». Franceschi­ni ne ha parlato con Zingaretti ed entrambi sanno bene come «nessuno vuole far cadere il governo in piena sessione di bilancio», ma quando una maggioranz­a si sfilaccia e perde spinta, a far crollare tutto «basta un incidente».

Calendario alla mano, la fragile caravella di Conte veleggerà senza affondare fino al 26 gennaio. «L’emilia-romagna sarà il giro di boa», ripete angosciato il timoniere di Palazzo Chigi.

E l’espression­e che rimbomba ai piani alti del Nazareno, da cui escono sondaggi di un Pd in risalita, è più forte ancora: «Se Bonaccini perde perché il M5S gli ha opposto una sua lista, sarà una bomba». Conte lo ha chiarissim­o e comincia a mettere le mani avanti: «Non è che ogni voto regionale è un referendum sul governo».

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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, 55 anni, ieri durante un momento della cerimonia di insediamen­to del nuovo Avvocato generale dello Stato, Gabriella Palmieri Sandulli
(Imago economica) A Roma Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, 55 anni, ieri durante un momento della cerimonia di insediamen­to del nuovo Avvocato generale dello Stato, Gabriella Palmieri Sandulli

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