Letizia investita in strada Polso rotto, tanta paura I corridori: troppi rischi
Travolta mentre si allenava in bici, dopo essere rientrata, due giorni fa, da una vacanza a Zanzibar. Un’auto che si è distrattamente immessa in una rotonda — ieri mattina ad Arco, nel Trentino — l’ha centrata in pieno. Se Letizia Paternoster, ventenne campionessa del ciclismo azzurro (tra mondiali ed europei ha già vinto 26 medaglie) è ancora viva è soltanto per un mezzo miracolo. Ottima pistard tesserata con la Trek-segafredo, ha messo «le mani avanti — ha raccontato fuori dall’ospedale — attutendo la caduta» nella quale ha riportato la frattura al polso.
Quasi nello stesso momento una scena simile si è verificata anche a Torino, in centro: un’auto ha tagliato la strada a Vittoria Bussi, 32 anni, dottoranda in matematica ad Oxford e detentrice del record dell’ora femminile. Brutta caduta, sospetta frattura della clavicola e stessa prognosi — circa un mese — ricevuta da Paternoster.
Incidenti che sulle Azzurra Letizia Paternoster, 20 anni, tesserata con la Trek-segrafedo strade italiane capitano sempre più spesso. Secondo i dati del — che chi guidava parlava al cellulare, andava Viminale i morti sui pedali sono, in media, forte, era distratto, non si è fermato uno ogni 32 ore. «Sono stanco di rischiare allo stop o non ha rispettato le precedenze». la pelle per colpa degli automobilisti» ha E poi c’è la questione «dell’indifferenza scritto domenica — in un post virale all’insegna delle istituzioni: nonostante ci sia un della denuncia — Alessandro De provvedimento chiaro in Parlamento, l’italia Marchi, 33 anni, corridore della Bmc, dopo è l’unico Paese a non aver ancora adottato essere stato sfiorato da un uomo al volante la distanza di sicurezza — un metro e che poi dal finestrino si è fermato mezzo — tra auto e bicicletta». soltanto per dirgli beffardamente: «Ma cosa Marco Bonarrigo vuoi... non ti ho mica toccato!». Alessandro Fulloni Cristian Salvato, ex iridato a cronometro
© RIPRODUZIONE RISERVATA e presidente dell’«associazione ciclisti professionisti», parla di «problema culturale che non riguarda certo unicamente i corridori». Tra i 254 morti registrati nel 2017 «c’erano bambini e adolescenti che in bici andavano a scuola, uomini e donne diretti al lavoro pedalando, anziani con la busta della spesa nel cestino». L’ex ciclista «pro» racconta che nei referti compare sovente questa frase: «Non ho visto il ciclista». «Ma poi si scopre — osserva Salvato