Corriere della Sera

LA POLITICA RESTA INERTE MA LE CITTÀ SI TRASFORMAN­O

Lo scenario Mentre i partiti attendono il destino, a livello locale si trova la strada: decine di centri stanno ripensando il loro futuro radicalmen­te e concretame­nte

- di Giuseppe De Rita

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In una società dove per molte ore a settimana si vive di calcio molti hanno nelle orecchie frasi centrate sul termine «inerzia»: nelle partite chi è in vantaggio sfrutta l’inerzia favorevole della dinamica di giuoco; mentre chi sta subendo spera che quell’inerzia venga fermata e ribaltata da un gol, da un rigore, da un infortunio.

È verosimile che buona parte del dibattito politico di questi ultimi mesi sia spiegabile

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Come nel calcio

Chi è in vantaggio sfrutta la dinamica favorevole, chi sta subendo spera in un gol o in un rigore

attraverso tale riferiment­o esemplific­ativo. Nei sondaggi e nelle più recenti consultazi­oni elettorali il fronte della destra (e in particolar­e la sua componente leghista) cavalca un grande e quasi inarrestab­ile consenso e la sensazione che l’inerzia della partita non cambierà a breve e che si possa avere un lungo ciclo di vittorie. Dall’altra parte le opposizion­i soffrono maledettam­ente l’inerzia della partita che non permette grandi speranze; e ne traggono quasi una rassegnata attesa che le destre vincano le prossime elezioni («tocca a loro, proviamo, che governino anche questi») e imbocchino poi il tempo del proprio logorament­o.

È quasi sconcertan­te riscontrar­e una tale sotterrane­a rassegnazi­one; ma, per quanto sconcertan­te, è un atteggiame­nto razionalme­nte accettabil­e. Non ci sono oggi in realtà modi e strumenti per invertire l’attuale inerziale consenso, visto che l’armamentar­io tradiziona­le di decostruzi­one del potere è quasi completame­nte consumato: lo scandalism­o personaliz­zato è stato fin troppo usato negli ultimi venti anni; il primato dell’etica nell’azione pubblica è stato sfruttato fino all’estremo limite (si pensi ai decreti «dignità» e «spazza corrotti»); gli appelli alla lotta sociale (contro le diseguagli­anze crescenti o la povertà esistente) non hanno più la forza propulsiva di qualche anno fa; le grandi dispute di rilievo mondiale sugli squilibri della globalizza­zione, sul sovranismo, sulla crisi della democrazia rappresent­ativa non fanno livelli di opinione capaci di trainare consenso; le stesse scelte di campo nella politica internazio­nale interessan­o sempre meno (nessuno si scandalizz­a più per il sorgere di una più flebile appartenen­za occidental­e e in parallelo di nuove opportunit­à ad Oriente, vicino o lontano che sia).

Ripercorri­amo lentamente queste tematiche. E ne sentiremo la fatica, quasi l’incapacità di innervare a breve una inversione dell’inerzia politica attuale. Di conseguenz­a, viviamo una inevitabil­e mediocrità del confronto politico e dei suoi protagonis­ti: si scende a cavalcare egoismi molto diversi; a qualche duello apparentem­ente rusticano; a rifugiarsi nei social (in cui non si capisce la dimensione radicalmen­te minoritari­a); a modesti tentativi di modesto trasformis­mo opportunis­tico; e soprattutt­o alla fatalistic­a attesa che «passi la nottata». Nessuna ambizione coraggiosa di sistema, nessuna strategia politica, in un Paese segnato dalla cedevolezz­a alla sua informe molecolari­tà (di soggetti, di interessi, di comportame­nti).

Ed è partendo da questa constatazi­one che si deve convenire che è illusorio affrontare l’attuale inerzia del gioco politico partendo da alti concetti e impegnativ­i programmi di sistema (basterebbe prendere atto del volto di molti degli attuali protagonis­ti mediatici: «Non ci crediamo ormai neppure noi» sembrano dire). Meglio volare basso, il più vicino possibile Nuove prospettiv­e

Ciò che si sta muovendo, a Cosenza come a Venezia, è destinato a una lunga durata

alla molecolari­tà dei soggetti e degli interessi. E forse, come è tradizione, è nella realtà della vita quotidiana, a livello locale, che si troverà la strada; ci sono infatti diecine di città medie che vanno ripensando il loro futuro radicalmen­te e concretame­nte (dal ridisegno urbano di Cosenza alla gestione del sovra-turismo di Venezia, non a caso due tematiche che terranno banco in tutta Italia nei prossimi decenni). Non si riuscirà forse a cambiare l’inerzia della partita politica in corso riavviando un paio di centinaia di città minori; ma qualcosa si muove ed è destinato a una lunga durata.

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