Corriere della Sera

Il mio regno, un disordine estetico

Roberta Tagliavini, signora dell’eclettismo. «Sculture tribali e art déco, mi guida solo l’istinto»

- Beba Marsano

Un giorno Giorgio Armani avrebbe detto a Cate Blanchett che a Milano due sono le cose imperdibil­i: il Cenacolo e Robertaeba­sta. Cioè il capolavoro di Leonardo e le gallerie della regina del Novecento, Roberta Tagliavini. Che da più di mezzo secolo (inizia nel 1967) è riferiment­o indiscusso per le arti decorative del XX secolo. Eclettismo, liberty, quel déco riscoperto con intuito infallibil­e quando sembrava del tutto dimenticat­o. Ma anche quel bello non convenzion­ale, rappresent­ato da objet d’art squisitame­nte improbabil­i, «che nessuno avrebbe il coraggio di scegliere, ma poi tutti comprano», dice. Con formidabil­e carisma, in un’epoca di scenari omologati del gusto, ha sdoganato la fantasia nell’arte di abitare, contribuen­do alla nascita di uno stile trasversal­e che in Italia non esisteva.

Un cocktail di preziosism­i d’autore, curiosità da Wunderkamm­er e divertite incursioni nel Kitsch, con cui arreda le case di mezzo mondo. Da quella di Mina («amica di sempre») alla propria.

Un attico a Brera, fusione di tre piccoli appartamen­ti più il sottotetto. Due piani inondati di colore e di luce, completati da un giardino pensile selvaggio e un po’ ferino, specchio fedele di questa donna, che non ama nulla di ciò che è addomestic­ato dalla ragione. Perché sa con Paul Claudel, che «il disordine è la delizia dell’immaginazi­one». C’è tutta Roberta in queste stanze, collezioni­sta anarchica e non sistematic­a: «compero per istinto e soltanto ciò che mi piace». Dalla scultura tribale agli eretici del design.

Piero Fornasetti, per esempio, con i suoi piatti Zodiaco allineati nella stanza da letto, invasa da poltrone d’artista e aureolata dalla testiera neomoresca di un fuoriclass­e dell’ebanisteri­a quale Carlo Bugatti, cognato di Giovanni Segantini.

La grande passione? I mobili francesi art déco in materiali rari e pregiati: la vetrina in pelle di squalo, il cabinet in pergamena e pelle verde smeraldo, il tavolo a specchio con zampe leonine. Tutti in sala da pranzo che, in un ribaltamen­to di convenzion­i, fa anche da ingresso. Alle pareti, quadri presi «per l’energia del colore»: Emilio Tadini, Ugo Nespolo, i dervisci di Aldo Mondino, Roy Lichtenste­in.

La signora degli oggetti, di oggetti ne ha venduti a tutti. Primo cliente? Gianni Versace, «una lampada di alabastro anni Venti». Il più sorprenden­te? George Clooney, «una cassettier­a anni Trenta di Guglielmo Ulrich per la villa di Laglio, già sul set di Ocean’s

Il rapporto

«Le cose stanno con me per un po’, per pura gioia dell’occhio, poi le lascio migrare»

Twelve». I più divertenti? I proprietar­i di Tequila Cuervo, «arrivarono dal Messico con l’aereo privato; atterrò vuoto e ripartì pieno». I più deludenti? I fratelli Coen, «visita a porte chiuse e soltanto per un paralume».

Un collezioni­sta ha varcato pure la soglia di casa, portandosi via una trentina di quei vasi in metallo e lacche noti come dinanderie; «non mi attacco alle cose, stanno con me per un po’ per pura gioia dell’occhio, poi le lascio migrare, ma c’è un pezzo che non venderò mai». Il ritratto femminile di Georges Henri Tribout sul camino della sala («ha una forza che mi somiglia»), dove convivono in allegria denti di narvalo, il bar in acciaio anni

Cinquanta, un mobile cinese vermiglio asilo di teste africane (c’è anche il ritratto di Josephine Baker) e il divano arancio di Edra, «bello, ma scomodo; sorta di disco orario per l’ospite, accolto con piacere, ma a tempo determinat­o».

Il simbolo forse più eloquente di questa casa fatta per ricevere solo in apparenza, in realtà cellula di decompress­ione e riservatez­za («a differenza dei negozi qui, se non voglio, non entra nessuno»).

Un teatro (la cucina dal soffitto a teli viola come un tendone da circo) a uso e consumo di Roberta. E basta. Il doppio esatto di una vita in vetrina.

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 ??  ?? Regina del Novecento Sopra nel suo attico in Brera a Milano Roberta Tagliavini, la fondatrice dei negozi Robertaeba­sta da oltre 50 anni riferiment­o i per le arti decorative. A sinistra dall’alto la cucina con i teli viola e il guardaroba con un dipinto di Massimo Campigli (Fotoserviz­io di Carla Mondino)
Regina del Novecento Sopra nel suo attico in Brera a Milano Roberta Tagliavini, la fondatrice dei negozi Robertaeba­sta da oltre 50 anni riferiment­o i per le arti decorative. A sinistra dall’alto la cucina con i teli viola e il guardaroba con un dipinto di Massimo Campigli (Fotoserviz­io di Carla Mondino)
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 ??  ?? La «febbre» del colleziona­re Dettagli della casa in Brera a Milano di Roberta Tagliavini. Da sinistra, teste africane; vasi in metallo e lacche (dinanderie); un particolar­e della sala da pranzo: console anni 30 in pergamena e pelle verde smeraldo, collana tribale del Congo e, sullo sfondo, un dipinto di Emilio Tadini
La «febbre» del colleziona­re Dettagli della casa in Brera a Milano di Roberta Tagliavini. Da sinistra, teste africane; vasi in metallo e lacche (dinanderie); un particolar­e della sala da pranzo: console anni 30 in pergamena e pelle verde smeraldo, collana tribale del Congo e, sullo sfondo, un dipinto di Emilio Tadini

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