Corriere della Sera

Gioco di specchi tra due tecnici che si studiano

- Giampiero Timossi

Carica Antonio Conte, 50 anni, incita il suo attaccante Romelu Lukaku, 26: il tecnico ha voluto a tutti i costi il belga, acquistato dal Manchester United per 75 milioni (Afp)

TORINO Sistemi di gioco, specchi e brame. Nella favola del pallone si possono sintetizza­re nello smodato desiderio di vittoria. La partita di stasera tra Toro e Inter è anche il confronto tra Walter Mazzarri e Antonio Conte. Anche, non solo. Le due squadre si specchiano nei moduli, negli equilibri, nelle caratteris­tiche. Caratteris­tiche, non qualità degli interpreti, certificab­ili pure e in modo semplice dal monte ingaggi: quello dell’inter è di oltre 60 milioni ed è il secondo della serie A. Per il Torino si ferma a circa 25 milioni.

Poi, certo, Toro-inter è anche, il confronto tra Mazzarri (ex nerazzurro) e Conte. Del loro passato si è già parlato parecchio. Si è invece insistito meno sul rapporto di «cordiale stima» che i due condividon­o da anni. Ieri sera ne ha fatto un accenno pure il tecnico granata: «Quando allenavo la Reggina si raccontava che

Toro L’allenatore del Torino Walter Mazzarri, 58 anni, è sulla panchina granata dal gennaio 2018 (Ansa)

chi si agitava tanto in panchina non era da grande club. Beh, lui invece è un grande allenatore, si dice che sia un grande lavoratore. C’è stima e rispetto reciproco, chiaro che da avversari diamo il massimo per vincere».

Oggi ci proveranno con squadre a specchio e stessi sistemi di gioco (3-5-2). Conte, però, è considerat­o un tecnico votato all’attacco, fama nata dal 4-2-4 degli esordi. Mazzarri (presunto) difensivis­ta già alla Reggina sceglieva un 34-1-2, che si evolve in continuazi­one. Entrambi partono da uno stesso principio. Si attacca per fare gol, ovvio. Questo però è determinat­o non dal numero degli attaccanti ma dalla capacità che si ha di aggredire l’avversario. Entrambi si sfideranno con due punte (Belotti-verdi contro Lukaku-lautaro), con giocatori di identiche caratteris­tiche e con l’ossessione (organizzat­a) di recuperare palla.

Un campionato fa Conte era a riposo e nella sua Torino seguiva con attenzione il lavoro del granata Mazzarri. Lo faceva anche allo stadio, meglio se in un posto defilato visto il suo passato bianconero. Di quella squadra ammirava almeno tre cose: la media dei soli 7 passaggi che i granata permetteva­no di fare all’avversario prima di recuperare il pallone; il miglior indice di pressing nei primi 60 metri avversari; la capacità di recuperare in soli 12” la palla persa. Meglio anche della super offensiva Atalanta. Nel calcio di oggi i gol nascono così, Mazzarri lo sa da un pezzo, Conte pure. Peccato che, un campionato fa, solo Chievo e Lazio ebbero un risultato peggiore del Toro nella percentual­e tra le chiare occasioni da gol create e le reti segnate. Qui la differenza la fanno gli interpreti, alla faccia del difensivis­mo.

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