Smith, rugby su misura per la Nazionale
Sarà dunque Franco Smith a guidare l’italia nel prossimo Sei Nazioni e per molti aspetti è una buona notizia. Il tecnico sudafricano — a interim comunica la federazione — ci conosce (ha giocato a Bologna e Treviso e a Treviso ha pure allenato), parla l’italiano e sa cosa lo aspetta. Non basta. Ogni sudafricano che si rispetti, quando deve mettere su una squadra di rugby, si preoccupa nell’ordine di: placcaggi, mischia e gioco al piede, insomma le basi. Per offload e numeri da circo assortiti, occorre rivolgersi a figiani, tongani e samoani, molti dei quali giocano con Nuova Zelanda e Australia. Negli ultimi anni si è tentato di far credere che il rugby del Pacifico fosse l’unico possibile e pure gli Springboks hanno tentato di cambiare stile di gioco collezionando figuracce epocali. Ora, però, l’aria è cambiata. Il Sudafrica è tornato a fare il Sudafrica e ha vinto la Coppa del Mondo chiarendo a chi ancora avesse dubbi che ognuno deve giocare il suo rugby senza preoccuparsi troppo dell’estetica o, peggio ancora, degli esperti di marketing. L’italia, nel suo piccolo, ha dato il meglio quando aveva una mischia forte, un buon piede e placcava. Con Smith si spera di rivedere una Nazionale di buon senso (com’era quella di Nick Mallett, altro sudafricano), una squadra che difende, prende pochi rischi e pochi punti. Se il c.t. a interim avrà successo, sostituirlo non sarebbe sbagliato, sarebbe folle.