Corriere della Sera

Il presidente Kompatsche­r «In Alto Adige pericoloso usare slogan sovranisti»

Il presidente Kompatsche­r oggi incontra Mattarella e l’austriaco Van der Bellen

- di Federico Fubini

Per la prima volta oggi un capo dello Stato austriaco e uno italiano visitano insieme il campo di transito nazifascis­ta di Bolzano. Oggi non resta che un muro ma da lì durante la guerra si passava, arrivando da Fossoli, verso Auschwitz-birkenau. Sergio Mattarella e Alexander Van der Bellen parteciper­à alla cerimonia Arno Kompatsche­r, 48 anni, esponente di spicco della Südtiroler Volksparte­i,presidente (al secondo mandato) della provincia autonoma di Bolzano e dell’intero Trentino-alto Adige. Più di chiunque altro, è lui che ha lavorato per rendere possibile questo incontro.

Perché le sembrava tanto importante?

«Perché l’ondata nazionalis­ta non si è fermata ai confini dell’alto Adige, è arrivata anche da noi. Torna l’idea secondo cui bisogna pensare prima di tutto alla supremazia del proprio Stato, della nazione, del proprio interesse a spese di quello degli altri. Si dimentica che queste idee hanno portato alla catastrofe due volte nel ‘900. Hanno legittimat­o il fascismo, il nazionalso­cialismo e l’accordo scellerato fra Hitler e Mussolini. Hanno prodotto milioni di vittime. Dunque ricordare è giusto, ed è attuale. Abbiamo tutti bisogno di dialogo, comprensio­ne, disponibil­ità al compromess­o».

Non è un po’ facile resuscitar­e ogni volta lo spettro del fascismo, banalizzan­dolo, per delegittim­are gli avversari?

«Lei ha ragione. Prima di definire qualcuno fascista o nazista, ci penso sempre due volte. Non vanno sbagliati i livelli: quei periodi storici non sono tornati e non vedo un pericolo immediato. Ciò non toglie che molto lavoro resti da fare».

Che intende?

«Bisogna identifica­re, mostrare e condannare gli atteggiame­nti che portano in sé il rischio di rovinare ciò che è stato costruito nel dopoguerra. Anno dopo anno, l’europa si è fatta sull’idea del compromess­o, del saper trovare accordi con l’altro magari rinunciand­o a qualcosa, ma per avere un risultato comune che dà di più a tutti».

Chi è che minaccia l’ordine europeo oggi, secondo lei?

«Quelli del “prima noi”, dell’america First, del “prima gli italiani”, dell’österreich zuerst: letteralme­nte, “prima l’austria”. Questa visione tradisce quel che di grande ha fatto l’europa unita, quella che ci ha portato pace e benessere. A Bruxelles trovare accordi diventa sempre più difficile. Quando Alcide De Gasperi e Karl Gruber nel ’46 firmarono l’accordo sull’alto Adige furono criticati nelle loro capitali. Il premier austriaco perché aveva accettato i confini, quello italiano perché aver promesso l’autonomia. Invece quel compromess­o si è dimostrato lungimiran­te. Noi in Alto Adige siamo una piccola Europa integrata nella grande Europa. E vogliamo restarlo».

Lei critica il «prima gli italiani», ma a Bolzano governa con la Lega.

«Non è solo la Lega a usare quello slogan, né solo il Fpoe (il partito di destra radicale, ndr) a dire Österreich zuerst. La mia non è una critica nei confronti di qualcuno in particolar­e, ma questo atteggiame­nto è pericolosi­ssimo. Ci giochiamo il ruolo dell’europa nel mondo, la sicurezza che ci ha dato».

Intanto da Vienna si propone doppio passaporto ai sudtiroles­i, a Bolzano c’è chi vuole bandire il nome «Alto Adige». Pericoloso anche questo?

«Prima di tutto chiariamoc­i: con le mie idee, credo di rappresent­are la stragrande maggioranz­a della popolazion­e della provincia. Questo territorio ha un sistema considerat­o un modello di convivenza tra gruppi linguistic­i studiato in tutto il mondo. Le culture si preservano e si tutelano, perché avere forti radici conferisce la necessaria forza per essere aperti al mondo e al prossimo. Gran parte delle persone vedono la convivenza fra culture come un valore aggiunto».

Vuole dire che è tutto perfetto?

«No. Ogni tanto ci sono episodi che ci ricordano che non lo è. C’è chi vive di provocazio­ni, per raccoglier­e qualche voto e entrare in consiglio provincial­e. Poi i media e la politica nazionali finiscono

Il pericolo

«Dire “prima gli italiani” o “prima gli austrici” può distrugger­e i lasciti del dopoguerra»

per enfatizzar­e solo di quegli incidenti o le sparate ultranazio­naliste, come quelle di Eva Klotz. Ma quelli come loro rappresent­ano una minoranza. Che si parli italiano o tedesco, qui in moltissimi sono orgogliosi dell’autonomia e del nostro particolar­e sistema, sono felici di vivere in questa piccola Europa in Europa. La stragrande maggioranz­a la pensa così. Poi, chiaro, ci sono eccezioni. Bisogna per questo sempre stare attenti al rispetto reciproco».

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 ??  ?? Nel 1945 Uno scorcio del campo di transito dei deportati di Bolzano entrano in funzione nell’estate del 1944 nei vecchi capannoni del genio militare italiano
Nel 1945 Uno scorcio del campo di transito dei deportati di Bolzano entrano in funzione nell’estate del 1944 nei vecchi capannoni del genio militare italiano
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Al vertice Arno Kompatsche­r, 48 anni

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