Corriere della Sera

Di Battista (per ora) si defila Il leader scettico sulle coalizioni si prepara a tornare in Iran

Riprenderà il suo viaggio di lavoro. Ma resta una carta nel futuro

- di Tommaso Labate

«Rimarrò a Roma ancora per qualche giorno, il tempo di risolvere alcune questioni di famiglia, che in questo momento vengono prima di altre cose. Poi ripartirò per l’iran». Per scrivere l’ennesimo capitolo della saga sul lungo addio di Alessandro Di Battista dai vertici del Movimento Cinque Stelle, stavolta, non c’è stato bisogno nemmeno di aspettare la blindatura della leadership di Luigi Di Maio arrivata ieri dalla viva voce di Beppe Grillo.

Stavolta no. In un momento di grande tristezza, come le settimane successive alla morte della mamma, il nume tutelare della vecchia ala barricader­a del Movimento s’è chiamato fuori da solo, parlando con alcuni amici e compagni, dall’ennesima ridda di voci che lo davano nuovamente in rampa di lancio. I margini per un suo ritorno sulla scena madre, che sembravano già ristrettis­simi nonostante il voto della piattaform­a Rousseau fosse stato letto come una sconfessio­ne della leadership di Di Maio, in questa fase non ci sono più. Per questo l’ex parlamenta­re, tempo qualche giorno, tornerà in Iran a completare il viaggio di lavoro interrotto a causa del lutto familiare che l’ha riportato a Roma.

«L’ipotesi di una leadership di Di Battista non si concilia con questa fase storica», scandiscon­o all’interno degli uffici della Casaleggio associati. Lui, Di Battista, continua a sentire telefonica­mente Davide Casaleggio e a coltivare quell’amicizia che ormai prescinde dai destini del Movimento. E il Movimento, come dimostrano le dichiarazi­oni congiunte di Grillo e Di Maio, è ormai andato da un’altra parte. Dei «progetti alti insieme alla sinistra», di cui ieri ha parlato il garante, Di Battista — ultimo testimone di quell’ortodossia «né di destra né di sinistra» che rifuggiva come la peste ogni alleanza — non può farne parte. Come non poteva far parte, in posizioni di vertice, di quel blocco gialloverd­e che c’era all’epoca dell’alleanza con Matteo Salvini. In fondo, come Grillo e Di Maio hanno scritto nella loro nota diffusa ieri, «il mondo è cambiato». E Di Battista — nel triangolo invisibile che collega Palazzo Chigi, la villa genovese di Grillo a Sant’ilario e gli uffici milanesi della Casaleggio associati — è ancora parte di quel vecchio mondo, che non c’è più. Certo, a nessuno, e men che meno all’ala dei fedelissim­i di Luigi Di Maio, viene in mente di cancellare con un tratto di penna il suo nome dall’album di famiglia.

L’ha detto ieri Vincenzo Spadafora, dalla festa del Foglio, che «Di Battista è stato e sarà un grande leader per il M5S». Ma i tempi di questa leadership, come si evince dalla dichiarazi­one del ministro dello Sport, sono appunto il passato prossimo e, semmai, il futuro. Nel presente, a meno di colpi di scena che comunque non possono essere esclusi, c’è quel tentativo, benedetto ieri da Grillo, di agganciare il Movimento a una locomotiva che viaggia sui binari del bipolarism­o. Di Battista non prenderà questo treno. Salirà tra qualche giorno di nuovo sull’aereo. Che lo riporterà a riprendere un viaggio interrotto. Destinazio­ne Iran.

La «fase storica» Una sua guida non si concilia con questa fase, spiegano alla Casaleggio associati

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I vertici Cinque Stelle il 26 novembre a Roma alla manifestaz­ione per il no al referendum costituzio­nale: da sinistra Alessandro Di Battista, Paola Taverna (coperta), Carla Ruocco, Roberto Fico, Luigi Di Maio, Beppe Grillo e Virginia Raggi
Nel 2016 I vertici Cinque Stelle il 26 novembre a Roma alla manifestaz­ione per il no al referendum costituzio­nale: da sinistra Alessandro Di Battista, Paola Taverna (coperta), Carla Ruocco, Roberto Fico, Luigi Di Maio, Beppe Grillo e Virginia Raggi

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