Corriere della Sera

«Pericoloso un governo da separati in casa Sì a un patto per il futuro»

Orlando: il Pd alternativ­a alla Lega, il M5S scelga il campo

- di Maria Teresa Meli

ROMA Onorevole Orlando, lei è stato il primo nel Pd a dire che non bisognava lasciar cadere la proposta di Giancarlo Giorgetti. È un’apertura alla Lega?

«Già nel primo vertice di maggioranz­a si era pensato che fosse giusto coinvolger­e anche le opposizion­i. In particolar­e, ritengo sia giusto, al di là di quello che si pensi della linea politica della Lega, coinvolger­e la principali forze politiche. Il muro contro muro produrrebb­e la paralisi. Il che naturalmen­te non significa prescinder­e dalla maggioranz­a».

L’instabilit­à grillina non nuoce al governo ?

«Potrebbe, ma anche no. Nel senso che la condizione peggiore, quella che produce la fibrillazi­one costante, è la loro ambiguità: dare l’impression­e di voler stare nella maggioranz­a e contempora­neamente di non volerci stare. La discussion­e che si è aperta tra di loro può avere esiti diversi, ma in ogni caso produce un

● Andrea Orlando, 50 anni, deputato dal 2006, ministro dell’ambiente con Letta e della Giustizia con Renzi e Gentiloni, è l’attuale vicesegret­ario del Pd chiariment­o. Insomma la condizione più pericolosa per la tenuta del governo è l’attuale, di separati in casa. Si può decidere che è un rapporto a breve termine oppure che ha un respiro più ampio ma non si può non decidere. Io penso che l’apertura di questa discussion­e sia anche un successo della nostra capacità di incalzare i 5 Stelle, che oggi sono costretti ad affrontare le loro contraddiz­ioni. E ora si arriverà agli Stati generali del Movimento, che somigliano a qualcosa che nella politica tradiziona­le si chiamerebb­e congresso».

Grillo vi ha proposto un nuovo patto di governo.

«È quello che auspicavam­o e per cui abbiamo lavorato. Verifichia­mo in concreto e nel merito su che cosa può fondarsi questo patto».

Pensa che potrebbe finire anche in un’alleanza ?

«Quello che si è ormai evidenziat­o è che il Pd è l’unica forza che si pone come alternativ­a alla Lega e adesso siamo in una fase in cui attorno si sta ridefinend­o un campo e anche questa discussion­e tra di loro sarà interessan­te per capire se i 5 Stelle vogliono partecipar­e a questo campo. È un’occasione per superare la tentazione della campagna elettorale permanente. Vedremo».

I 5 Stelle però potrebbero farvi perdere l’emilia.

«Noi lavoriamo per un’alleanza anche perché questo dà più coerenza all’esperienza di governo nazionale. Ho visto che anche nei 5 Stelle emiliani si è aperta una discussion­e. Non pensiamo però che senza il Movimento si perda, riteniamo che ci siano tutte le condizioni per vincere la partita».

E se la perdeste cadrebbe il governo?

«Certo non migliorere­bbe lo stato di salute del governo, affermare il contrario sarebbe stravagant­e. Però non c’è nessun automatism­o. Si vota per il governo di una regione che funziona e per Bonaccini voteranno molti che di centrosini­stra non sono».

Se perdete cambiate segretario?

«Il segretario è stato eletto in un partito che alle politiche aveva ottenuto il 18 per cento. Sulla base di quel risultato tutte le regioni d’italia erano perse. Il lavoro di un segretario si valuta in un arco temporale congruo non dopo un anno e lo si valuta anche sulla linea di tendenza e mi sembra che i risultati che si profilano abbiano tutti il segno più. Quindi il tema non si pone

In Emilia vinceremo Cambiare segretario se perdiamo? No, il tema non si pone, ma serve il congresso

semmai si pone la questione di un congresso necessario per un riposizion­amento del Pd in una situazione completame­nte nuova, dove si va finalmente ripristina­ndo il bipolarism­o. Se i 5 stelle andassero verso l’adesione a un campo antisovran­ista il Congresso servirebbe a strutturar­e l’alleanza, se invece decidesser­o il contrario, servirebbe a rivolgere un’offerta politica all’elettorato del Movimento, che non condivide l’opzione che è emersa».

Quali sono i temi più divisivi con i 5 Stelle?

«Prima del merito c’è un metodo che fin qui ha funzionato male. Slogan, estemporan­eità, non vanno d’accordo con un’azione di governo efficace. Discutere non è necessaria­mente un male. È utile il confronto sul Mes per esempio. Se si fosse discusso di più si sarebbero evitati i dogmi dell’austerità cieca e non si sarebbero dati argomenti ai sovranisti. Ma un conto è discutere, un conto sono i niet come sullo ius culturae. O il gioco delle tre carte come sulla manovra».

E poi c’è la giustizia.

«Noi a differenza di ciò che hanno fatto i 5 Stelle con il nostro lavoro non abbiamo una furia iconoclast­a per quello che è stato fatto. Diciamo una cosa semplice: se si riforma la prescrizio­ne bisogna avere una certezza sullo svolgiment­o dei tempi del processo e delle sanzioni efficaci nel caso quei tempi non vengano rispettati».

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