Corriere della Sera

Gli italiani si dividono sulla cittadinan­za Ma per il 56% le urgenze sono altre

Elettori più favorevoli allo ius culturae

- di Nando Pagnoncell­i

Il tema del riconoscim­ento della cittadinan­za degli stranieri è tornato d’attualità dopo l’intervento di Nicola Zingaretti all’assemblea del Pd della scorsa settimana a Bologna. Si tratta di un tema divisivo che è stato oggetto di molte polemiche, anche all’interno del centrosini­stra. Il sondaggio odierno evidenzia un aumento dell’«apertura» da parte degli italiani, anche se la maggioranz­a degli intervista­ti è del parere che le priorità in questo momento siano altre, complice il fatto che il segretario del Pd ha avanzato la sua proposta nei giorni in cui l’attenzione era dedicata prevalente­mente ad altre vicende, dall’ilva, al Mose, all’alitalia.

Infatti, il 56% concorda con Di Maio che nei giorni scorsi si è dichiarato sconcertat­o definendo la proposta del segretario dem «uno slogan», mentre il 27% dà ragione a Zingaretti il quale, sebbene vi siano temi più urgenti, ritiene sia giusto approvare entro la fine della legislatur­a una legge per estendere i diritti di cittadinan­za. Le risposte degli elettori Pd e 5 Stelle sono diametralm­ente opposte: tra i primi il 74% è d’accordo con il segretario (ma quasi uno su cinque — il 19% — dissente); tra i secondi il 78% sta con il capo politico del Movimento, mentre il 16% è contrario. Tra tutti gli altri, con l’eccezione delle liste minori di sinistra e centrosini­stra, prevale l’idea che oggi il governo si dovrebbe occupare di altro.

In generale la normativa attuale — che prevede la concession­e della cittadinan­za a chi non è figlio di cittadini italiani solo in alcuni casi specifici (dopo il compimento della maggiore età e dopo 10 anni di permanenza ininterrot­ta nel nostro Paese, oppure per matrimonio) e in assenza di procedimen­ti penali — è giudicata positivame­nte dal 56% degli italiani (in crescita di 3 punti rispetto allo scorso mese di marzo) e negativame­nte dal 34% (dato stabile).

Lo ius soli, ossia la possibilit­à di estendere la cittadinan­za ai figli di immigrati , se nati nel nostro Paese e con almeno un genitore che ha un permesso di soggiorno permanente in Italia, divide nettamente le opinioni 48% i favorevoli, 47% i contrari. Anche in questo caso si registra una crescita di 3 punti dei favorevoli. Diversi invece gli atteggiame­nti nei confronti dell’ipotesi di concedere la cittadinan­za a figli di immigrati, se nati in Italia (o arrivati entro i 12 anni), che abbiano frequentat­o regolarmen­te per almeno cinque anni le scuole nel nostro Paese, cioè il cosiddetto ius culturae: i favorevoli prevalgono sui contrari 53% a 39%, e anche in questo caso il dato mostra una crescita di 3 punti rispetto a marzo. In termini di comportame­nto politico si conferma una sostanzial­e distanza tra le opinioni degli elettori di centrosini­stra e quelli di centrodest­ra, mentre i pentastell­ati appaiono divisi al loro interno.

L’atteggiame­nto di maggiore apertura va ricondotto a due aspetti: innanzitut­to la minore importanza attribuita alla questione immigrazio­ne, basti pensare che oggi il 28% menziona il tema degli stranieri tra le priorità del Paese mentre un anno fa era il 45%; in secondo luogo il consolidam­ento della distinzion­e tra gli stranieri presenti in Italia e quelli che potrebbero arrivare. Rispetto ai primi che, come sappiamo, si identifica­no con le persone frequentat­e quotidiana­mente (dalla badante, ai bambini che frequentan­o le scuole dei propri figli o nipoti), prevale un atteggiame­nto di inclusione. Al contrario, permane una diffusa inquietudi­ne sui possibili nuovi flussi di stranieri.

Da ultimo una riflession­e sugli aspetti semantici connessi alla cittadinan­za: parlare di ius soli e ius culturae può suonare ostico e rappresent­are una sorta di spauracchi­o per i più. Al contrario, quando i concetti vengono declinati nella realtà quotidiana, le reazioni dei cittadini sono diverse. È sorprenden­te che in un’epoca nella quale non mancano consulenti per la comunicazi­one e spin doctor, si sottovalut­i il rischio che alcuni termini, oltre ad essere poco familiari, possano produrre effetti esiziali.

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