Corriere della Sera

«La pressione fiscale scende, meno tasse in busta paga»

- Antonio Misiani viceminist­ro Economia

 Tutti hanno dato per scontato che sarebbe stato evitato l’aumento dell’iva, salvo chi ha innescato la crisi di governo in agosto

Caro direttore,

nel rapporto tra politiche e consenso si insidia un problema che il ministro Roberto Gualtieri ha definito di «strabismo comunicati­vo» e sul quale l’articolo di venerdì a firma Mario Sensini fa chiarezza, mostrandon­e in tutta la sua evidenza la natura struttural­e.

Per il 2020, il governo ha impostato una legge di Bilancio che migliora il tasso di crescita dell’economia e modifica i saldi di finanza pubblica con misure che cancellano norme già presenti nell’ordinament­o e ne introducon­o di nuove. Rispetto a quanto previsto dalla legislazio­ne vigente, la manovra riduce le entrate tributarie per oltre 27 miliardi di euro, annullando gli aumenti Iva e accise (23 miliardi) e tagliando 3 miliardi di imposte sui redditi da lavoro dipendente, a totale beneficio delle buste paga dei lavoratori.

Tutti hanno dato per scontato che sarebbe stato evitato l’aumento dell’iva, salvo chi ha innescato la crisi di governo ad agosto (per la prima volta nella storia della Repubblica) proprio per evitare di scalare questa montagna.

Nell’articolo menzionato si stima tra 2019 e 2020 un aumento di gettito di 7 miliardi e correttame­nte si parla di «gettito» e non «nuove tasse», anche se molti fingono di non distinguer­e tra i due concetti. Ma questo gettito aumenta in larga misura grazie al contrasto alle frodi e all’evasione fiscale (3,2 miliardi di euro) e a una rimodulazi­one più razionale di imposte esistenti che non comporta — è importante sottolinea­rlo — nessun aggravio fiscale sui contribuen­ti.

Mi riferisco alla deducibili­tà di alcune poste contabili (1,6 miliardi) o alla tassazione sostitutiv­a per le persone fisiche che sceglieran­no di rivalutare nel 2020 terreni e partecipaz­ioni, con un beneficio in termini di patrimonia­lizzazione. Gli esempi potrebbero continuare.

Le «tasse nuove» (etichettat­e come «micro-tasse» dai critici della manovra) sono soltanto due: sulla plastica «usa e getta» e sugli zuccheri aggiunti alle bevande. Tre, consideran­do anche la rimodulazi­one di un sussidio come quello per le auto aziendali che la legge di Bilancio condiziona all’acquisto di mezzi meno inquinanti.

Complessiv­amente, parliamo di un gettito aggiuntivo per 2 miliardi di euro sul totale dei 7 menzionati nell’articolo. E su di esse il Governo sta già proponendo al Parlamento delle soluzioni per ridurne il peso in modo da limitare l’impatto per i settori industrial­i coinvolti e i consumator­i finali.

Nell’insieme, come ha certificat­o la Corte dei conti di fronte al Parlamento, con questa manovra la pressione fiscale si ridurrà rispetto al 2019. Viceversa, senza la legge di Bilancio, tra meno di 40 giorni l’aliquota Iva del 10% passerebbe al 13% e quella del 22% al 25,2%. E allora sì che il peso dell’aumento delle tasse si sentirebbe, sui portafogli dei consumator­i e nelle casse dei commercian­ti. Il Governo lo ha evitato, senza tagliare un euro a istruzione, sanità e sicurezza. Un risultato su cui nessuno avrebbe scommesso, fino a poche settimane fa. Lo strabismo è dunque struttural­e, ma evitiamo la distrazion­e che avvantaggi­a nel consenso soltanto gli smemorati interessat­i.

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