Corriere della Sera

Il Papa a Hiroshima e Nagasaki «Prego per il disarmo atomico»

Francesco in Giappone, unico Paese colpito da bombe nucleari. L’omaggio ai martiri

- Dal nostro inviato a Tokyo Gian Guido Vecchi

Francesco Saverio, ovvero il navarro Francisco Javier, partì da Goa la Domenica delle Palme del 1549, arrivò a Malacca e da lì, il 24 giugno, si imbarcò su una giunca cinese e navigò per tremila miglia fino a raggiunger­e il porto giapponese di Kagoshima il 15 agosto. Erano passati quindici anni esatti da quando a Montmartre, nella cripta della cappella parigina di Saint Denis, aveva pronunciat­o i voti religiosi con il basco Ignazio di Loyola e altri cinque compagni che studiavano filosofia e teologia a Parigi, il nucleo originario della Compagnia di Gesù.

Papa Francesco è arrivato in Giappone e oggi parla a Nagasaki e a Hiroshima: «Pregherò per le vittime del catastrofi­co bombardame­nto di queste due città e mi farò eco dei vostri appelli profetici al disarmo nucleare», ha detto ieri ai vescovi. A Nagasaki renderà omaggio ai primi ventisei martiri cattolici giapponesi. E per capire il senso del suo viaggio bisogna soffermars­i sulle simmetrie, talvolta amare, della storia, il filo di fede e sangue che collega il primo missionari­o occidental­e mai arrivato in Giappone e il primo confratell­o divenuto pontefice: da giovane gesuita, Bergoglio sognava di seguire le tracce di Francesco Saverio nella terra che ora lo accoglie come vescovo di Roma.

Il Papa pregherà dove il gesuita giapponese Paolo Miki e 25 compagni, primi di decine di migliaia, rifiutaron­o di abiurare e furono crocifissi il 5 febbraio 1597. Quindi andrà poco più oltre, tra i ciliegi del Parco della Pace, nel punto in cui una statua alta dieci metri indica l’atomic Bomb Hypocenter, il centro dell’apocalisse: alle 10,58 del 9 agosto 1945, tre giorni dopo Hiroshima, il bombardier­e B29 Bockscar, sganciò «Fat Man», 6,4 chili di plutonio-239, l’atomica che colpì al cuore la Chiesa giapponese. Poco distante si vede il frammento annerito d’un muro di mattoni, ciò che resta della cattedrale di Urakami, quando la bomba esplose si celebrava la messa, ottomila dei diecimila cristiani del sobborgo cristiano morirono all’istante.più volte Francesco ha rievocato la vicenda unica dei kakure kirishitan, i «cristiani nascosti», sette generazion­i di laici che custodiron­o in segreto la fede e si battezzaro­no per due secoli dopo che gli ultimi sacerdoti del Paese erano riusciti a scappare, erano stati uccisi o avevano abiurato davanti all’inquisitor­e buddista. L’ultimo prete martire, il missionari­o Konishi Mansho, fu ucciso nel 1644.

E proprio a Nagasaki, il 17 marzo 1865, i missionari tornati in Giappone videro stupefatti che esistevano comunità clandestin­e. Il primo cristiano arrivava dal villaggio di Urakami, dove una comunità sopravvive­va dal Seicento, e si rivelò al missionari­o francese Bernard Petitjean, «i nostri cuori sono uguali ai vostri»: la «scoperta dei fedeli» fece il giro del mondo. Civiltà Cattolica ha raccontato che loro, i kakure kirishitan, erano commossi quando videro per la prima volta una statuetta della Madonna, «è proprio lei, la santa Maria, che tiene in braccio Gesù Bambino!».

Per duecento anni si erano trasmessi simboli celati da immagini buddiste; una raccolta intitolata «La formazione ascetica e spirituale» conteneva passi tradotti degli Esercizi spirituali di S. Ignazio. La persecuzio­ne, cominciata nel 1597, si era scatenata furiosa a partire dallo Shogunato Tokugawa, nel 1612 il cristianes­imo fu definito jakyo, «dottrina perversa», e bandito dal Paese. Una storia raccontata in «Silence», il film che Martin Scorsese ha tratto tre anni fa dal romanzo storico di Shusaku Endo. Ai cristiani veniva imposto di abiurare calpestand­o immagini di Gesù e della Madonna. Chi rifiutava veniva torturato e ucciso. Dopo le persecuzio­ni, la clandestin­ità e l’atomica, oggi i cattolici in Giappone sono 536 mila, lo 0,42 per cento della popolazion­e. «Una Chiesa di martiri può parlare con maggiore libertà», ha detto ieri Francesco. Nel messaggio della vigilia, si era rivolto a tutti i giapponesi: «Insieme a voi, prego affinché il potere distruttiv­o delle armi nucleari non torni a scatenarsi mai più nella storia umana. Usare armi nucleari è immorale». Poco prima aveva inviato un telegramma alla chief executive Carrie Lam, al vertice di una città, Hong Kong, sconvolta da mesi di violenze: «Invoco la divina benedizion­e e prego perché Dio onnipotent­e possa garantire a tutti voi benessere e pace».

Il telegramma

Alla governatri­ce di Hong Kong: «Invoco la benedizion­e di Dio perché ritroviate la pace»

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Papa Francesco incontra i vescovi nella Nunziatura apostolica di Tokyo, poco dopo il suo arrivo. Il Giappone è l’ultima tappa di un viaggio in Oriente iniziato dalla Thailandia (Ciro Fusco/ Ansa)
Con i vescovi Papa Francesco incontra i vescovi nella Nunziatura apostolica di Tokyo, poco dopo il suo arrivo. Il Giappone è l’ultima tappa di un viaggio in Oriente iniziato dalla Thailandia (Ciro Fusco/ Ansa)

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