Corriere della Sera

Ma Barr: «Un suicidio, causato da una catena di errori»

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

WASHINGTON Per il ministro della Giustizia, William Barr, la notte in cui Jeffrey Epstein si suicidò «ci fu una tempesta perfetta di scemenze, di cavolate». In un’intervista all’associated Press, Barr si esprime con franchezza e con un linguaggio poco istituzion­ale: «Posso capire le persone che immediatam­ente hanno pensato all’ipotesi peggiore, anch’io all’inizio ho avuto dei sospetti». L’idea cioè che il finanziere pedofilo sia stato ucciso nella sua cella del Metropolit­an correction­al center di Manhattan, il 10 agosto scorso. Il suicidio per impiccagio­ne sarebbe solo una copertura per occultare l’omicidio. Lo pensa la famiglia, innanzitut­to. Ma anche Gloria Allred, avvocata star di New York, legale di molte donne vittime di Epstein, in una conferenza stampa di giovedì 21 novembre, ha affermato: «Ci sono ancora circostanz­e sospette che circondano la sua morte». «Sospetti» e scetticism­o corrono sui Social e sono condivisi da una buona parte dell’opinione pubblica, circa il 30%, stando a una rilevazion­e condotta da Eric Oliver, professore dell’università di Chicago. Persino alcuni parlamenta­ri hanno rilanciato i dubbi. Il deputato repubblica­no Paul Gosar, per esempio, ha twittato per 23 volte: «Epstein non si è ucciso».

Il businessma­n venne arrestato il 6 luglio scorso per capi di imputazion­e punibili con 45 anni di prigione: traffico di minori e abusi sessuali. L’fbi aveva trovato una mole imponente di indizi nella sua casa di New York, vicino a Central Park. La tana lussuosa in cui attirava decine, forse centinaia di ragazze, tutte minorenni:

Sdegno Alcune manifestan­ti con la foto del magnate Jeffrey Epstein, morto suicida in carcere dopo le accuse di abusi e traffico di minori offriva un compenso di 100200 dollari per «messaggio» che si trasformav­a poi in un assalto sessuale.

Ma i dubbi e i veleni nascono dalle frequentaz­ioni di «Jeffrey». Sul suo jet privato, che chiamava «Lolita Express», ci salivano tante celebrità. Uno dei più assidui era l’ex presidente democratic­o Bill Clinton. Epstein conosceva e frequentav­a Donald Trump e il principe Andrea, duca di York, il terzogenit­o della regina Elisabetta II, ottavo nella linea di succession­e. «Mi mangio le mani ogni giorno per essere stato ospite di Epstein», ha dichiarato il principe alla Bbc il 16 novembre, e qualche giorno dopo ha annunciato «il ritiro da ogni impegno pubblico».

E allora qualcuno ha ucciso Epstein per evitare altri clamorosi scandali? La magistratu­ra lo esclude seccamente. L’autopsia ha confermato la

Le guardie della cella Invece che sorvegliar­e Epstein, un agente dormiva e l’altro faceva shopping on-line

morte per asfissia e le indagini hanno portato martedì 19 novembre all’arresto di Tova Noel e Michael Thomas, le due guardie carcerarie incaricate di sorvegliar­e la cella. Quella notte uno dormiva, l’altro faceva shopping su Internet, consultand­o siti di mobili e di motociclet­te. I due avrebbero anche falsificat­o i registri delle ispezioni, ma davanti al giudice non hanno ammesso colpe.

Barr ha detto all’ap di aver voluto visionare in prima persona i filmati delle telecamere interne: nessuno entrò nello spazio che Epstein occupava da solo. Quel settore del carcere è protetto da una doppia barriera. La prima può essere sollevata solo elettronic­amente dalla postazione centrale di controllo; l’altra si apre con la chiave assegnata all’agente di turno.

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Ministro William Barr (Giustizia)

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