Corriere della Sera

Gli abiti coordinati dei leader Verdi: così puntano al governo tedesco

La svolta moderata e il richiamo alla bandiera

- dal nostro corrispond­ente Paolo Valentino

Ci sono quarant’anni di storia tedesca racchiusi in questa immagine. La foto è stata scattata al Congresso dei Verdi, conclusosi domenica scorsa a Bielefeld, nel Nord Renovestfa­lia. I personaggi immortalat­i sono i tre leader attuali dei Gruenen. A sinistra è la copresiden­te Annalena Baerbock, 38 anni, rieletta col 97,1% dei voti, una percentual­e mai vista in un partito tradiziona­lmente appassiona­to e litigioso come quello ambientali­sta. Al centro c’è Katrin Goering-eckardt, 53 anni, capogruppo dei deputati verdi al Bundestag e anello di collegamen­to tra la generazion­e dei fondatori e quella adesso alla guida. Completa il terzetto l’altro co-presidente, Robert Habeck, 50 anni, riconferma­to dal 90,4% dei delegati, beniamino dei sondaggi nazionali soprattutt­o fra il pubblico femminile, probabile (ma non certo) prossimo candidato alla cancelleri­a.

Ma il dettaglio da osservare sono i colori dell’abbigliame­nto e il loro ordine: Baerbock è in giallo, Goering-eckardt in rosso, Habeck in nero. Sono quelli della bandiera tedesca. Anche se non viene ammesso ufficialme­nte, la foto è stata pensata a tavolino, il suo simbolismo è voluto. Così come voluto è quello della foresta verde alle loro spalle, nella quale i tre fanno la loro passeggiat­a virtuale.

È un messaggio di forte suggestion­e. Tanto più se si considera un altro particolar­e: proprio a Bielefeld, su quello stesso palco, esattament­e vent’anni fa, l’allora ministro degli Esteri Joschka Fischer venne colpito in faccia da una latta di vernice rossa, che gli spaccò il timpano e gli macchiò il vestito trasforman­dolo in una specie di reliquia, oggi esposta al Museo della Storia tedesca a Bonn. Con l’argomento «mai più Auschwitz», Fischer aveva appena difeso la partecipaz­ione della Bundeswehr all’intervento umanitario della Nato in

Kosovo, prima azione di guerra della Germania dal 1945. Il partito aveva approvato la missione militare, ma si era spaccato e i pacifisti duri e puri non perdonavan­o Joschka.

Due decenni dopo, i Gruenen sono pacificati con se stessi. Hanno eletto al loro vertice due leader entrambi pragmatici, rispettand­o la parità di genere, ma spezzando la regola paralizzan­te che voleva sempre in sella un esponente dell’ala realista e una di quella fondamenta­lista o viceversa. Soprattutt­o, sono pronti a tornare al governo, questa volta non più in posizione subalterna.

È una rivoluzion­e copernican­a. Mentre Angela Merkel si avvia al suo inevitabil­e «Goetterdae­mmerung», il crepuscolo degli Dei, i Verdi, forti di sondaggi che li collocano oltre il 20% dei voti, si dichiarano «Bundnispar­tei», cioè partito capace di fare alleanze con chiunque, tranne l’estrema destra di AFD naturalmen­te, in nome del cambiament­o nella stabilità. «Noi dobbiamo trasformar­e la speranza in realtà», ha detto Habeck nel suo discorso. Non più quindi nemici del sistema, come nel Dna delle origini, ma pienamente e consapevol­mente dentro di esso: «Viviamo nella migliore e più libera Repubblica che ci sia mai stata in Germania, noi la difenderem­o contro ogni tentativo fascista di spazzarla via, noi saremo i protettori della Costituzio­ne».

A questo obiettivo, Baerbock e Habeck hanno chiesto e ottenuto dal partito di eliminare ogni residuo elemento di radicalism­o nel programma. Perfino sul clima la posizione ufficiale dei Gruenen si vuole realista, con la proposta di una tassa di 40 dollari per tonnellata di CO2 fino al 2020 e di 60 dal 2021, mentre le frange estreme chiedevano 80 o anche 100 dollari per tonnellata. E anche sulla casa, uno dei temi che lacerano oggi la Germania dove aumentano vertiginos­amente gli affitti e gli sfratti, i nuovi Verdi hanno respinto ogni soluzione radicale, come quella degli espropri dei grandi gruppi immobiliar­i proposta dai delegati di Berlino.

Detto altrimenti, la lunga marcia dei Gruenen dentro le istituzion­i tedesche si è conclusa. La sfida alla cancelleri­a è lanciata. E nulla come questa foto riassume meglio la loro ambizione di diventare il nuovo Staatspart­ei, il partito dello Stato. Che poi riescano o meno, è un’altra storia.

 ??  ?? Verdi Annalena Baerbock, Katrin Göringecka­rdt e Robert Habeck, leader dei Grünen, il partito verde della Germania (foto Guido Kirchner)
Verdi Annalena Baerbock, Katrin Göringecka­rdt e Robert Habeck, leader dei Grünen, il partito verde della Germania (foto Guido Kirchner)

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