Ex Ilva, ora Mittal cambia passo: accordo sostenibile al più presto
Il gruppo siderurgico dopo il vertice con Conte: incontro costruttivo. Si tratta a oltranza
MILANO Il titolo è tutto un programma. Il libro che il premier Giuseppe Conte ha regalato venerdì sera al patron di Arcelor, Lakshmi Mittal, L’impresa responsabile, sembra adattarsi perfettamente alla vicenda ex Ilva. «Chi sperimenta un’attività di impresa — scrive l’autore, ovvero lo stesso Conte del 2018, ante Palazzo Chigi — è presto costretto a misurarsi con una realtà ben complessa e articolata, dove la medesima prospettiva del tornaconto economico, che certo non può finire negletta, si sovrappone e commistiona con molte altre prospettive e istanze, alcune delle quali non attengono al piano meramente economico». Mittal deve aver recepito il messaggio se ieri, nel primo comunicato successivo al vertice di Palazzo Chigi a cui ha partecipato con il figlio Aditya (e al quale si è poi aggiunta l’ad di Arcelormittal Italia Lucia Morselli), ha parlato esplicitamente dell’«obiettivo di raggiungere al più presto un accordo per una produzione sostenibile di acciaio a Taranto». Per dar seguito, «con ulteriori discussioni, all’incontro con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e altri membri del governo (i ministri dell’economia Roberto Gualtieri e allo Sviluppo economico Stefano Patuanelli, ndr) per discutere possibili soluzioni per gli impianti ex Ilva». Incontro giudicato da Arcelormittal — assistita nel negoziato dagli avvocati Giuseppe Scassellati, Ferdinando Emanuele e Roberto Bonsignore — come «costruttivo».
La nota del gruppo siderurgico fa il paio con le dichiarazioni di Conte successive all’incontro di 4 ore di venerdì sera: «I Mittal si sono resi disponibili all’elaborazione di un nuovo piano industriale che contempli nuove soluzioni produttive con tecnologie ecologiche». La cosiddetta ambientalizzazione più spinta. «Sarà un negoziato difficile — ha sottolineato ieri Gualtieri — ma che può concludersi coniugando sviluppo e ambiente. La situazione si è rimessa su binari positivi». La trattativa, che continua ininterrottamente, non può prescindere, però, da una nuova forma di scudo penale — forse con un decreto ad hoc — la causa prima del recesso annunciato da Arcelor. Ne è convinto anche il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: «Va ripristinato». Così come va portata avanti, sempre per Landini, l’idea annunciata dallo stesso Conte di «un soggetto pubblico che garantisca e controlli investimenti e bonifiche».
Il nodo principale, però, resta
I sindacati
Anche secondo le organizzazioni sindacali lo scudo penale va ripristinato
quello degli esuberi: i 5 mila chiesti da Arcelor sono già stati bocciati dal governo che, però, potrebbe sostenerne fino a 2.500 con gli ammortizzatori sociali, andando incontro alle esigenze dei Mittal anche riducendo i canoni di affitto dello stabilimento e assicurando, tramite i commissari dell’ilva in As, un rinvio dell’udienza del 27 novembre per il procedimento cautelare d’urgenza. A patto, però, che Arcelor si impegni «ad assicurare un piano industriale tecnologicamente avanzatissimo». L’ilva di Taranto — questo l’obiettivo di Conte — deve diventare un’impresa responsabile. Come quella del suo libro.