Sgarbi, Resca e Micheli Una nuova regia per Ferrara
FERRARA Vittorio Sgarbi torna a casa, nella Ferrara che negli ultimi anni, lamenta il critico, lo ha tenuto colpevolmente in disparte. Il neosindaco leghista, Alan Fabbri, gli ha affidato la cabina di regìa della politica culturale della città. Ieri Sgarbi, alla presentazione dei nuovi vertici delle fondazioni Ferrara Arte e Teatro Comunale e dell’associazione Ferrara Musica, ha lanciato una stoccata alle amministrazioni passate targate Pd: «I presidenti erano gli stessi, sindaco e vicesindaco, che avrebbero poi erogato i finanziamenti pubblici. Io ho detto a Fabbri che sarebbe stato poco elegante e mi sono offerto, gratuitamente. Così abbiamo abbinato radici ferraresi e persone competenti, superando l’idea della politica dell’ignoranza, quella leghista, contro la politica della cultura».
All’interno del Teatro Comunale, Sgarbi si è anche chiesto perché il teatro sia stato intitolato a Claudio Abbado che pure, ha riconosciuto, «a Ferrara ha regalato grandi concerti», preferendolo al compositore seicentesco Girolamo Frescobaldi. Poi, però, nel segno di una continuità attestata anche dalla conferma di consulenti come Giovanni Sassu e Maria Luisa Pacelli, Sgarbi ha rivendicato la scelta dell’unico non ferrarese dei nuovi nominati. Francesco Micheli, assente giustificato per motivi di salute, «che alla musica ha dedicato gran parte della sua vita. Uomo illuminato, un parmigiano trabilità piantato a Milano, unica eccezione in tanta ferraresità». A fine mese Micheli sarà comunque in città per presentare un festival dedicato a Frescobaldi e omaggi al compositore barocco Arcangelo Corelli e al musicista Giuseppe Sinopoli (1946-2001).
Sgarbi ha anche riportato a casa Mario Resca, che la natìa Ferrara l’aveva abbandonata a 17 anni. A lui, manager di lungo corso e membro del cda di Mondadori con trascorsi al Mibact, è stata assegnata la presidenza della Fondazione Teatro Comunale. «La bellezza salverà il mondo — ha esordito Resca — e Ferrara ha potenzialità enormi, purché punti sulla qualità e sullo spirito di accoglienza, per creare indotto e lavoro».
Per l’arte Sgarbi ha poi snocciolato un programma densissimo. A partire da marzo con una mostra di Francesco del Cossa a Palazzo Schifanoia, vista anche l’indisponimomentanea di Palazzo Massari e Palazzo dei Diamanti. Nei propositi la riapertura di molti edifici religiosi dopo il terremoto del 2012, un’iniziativa sulla scultura rinascimentale ferrarese, un ricordo del pittore Gaetano Previati nel centenario della scomparsa. Oltre a una serie di mostre dedicate ad artisti ferraresi e alla garanzia di sedi adeguate da destinare ad archivi di ferraresi illustri, da Giorgio Bassani a Michelangelo Antonioni. Sgarbi ha infine anticipato per la prossima primavera gli Stati generali dei Beni culturali, tra Rovereto, dove presiede il Mart, Selinunte e Ferrara.
«Il nostro obiettivo — ha concluso — è rendere Ferrara una capitale europea della cultura, anche senza concorrere a riconoscimenti ufficiali. Per me lo è già. Magari ci si potrà pensare per il 2033, per i 500 anni dalla scomparsa di Ludovico Ariosto».
La squadra «Abbiamo abbinato radici ferraresi e persone competenti»