Russia vicina al blocco totale
Atletica e altre discipline nel mirino della Wada, Tokyo 2020 sempre più a rischio. Cio allertato
La Russia ha un piede fuori dai Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Nella nottata di venerdì, rompendo la sua proverbiale riservatezza sui procedimenti in corso, l’agenzia Mondiale Antidoping (Wada) — certificando di aver ricevuto il report finale della Commissione di Inchiesta Indipendente che ha analizzato i materiali consegnati la scorsa primavera dal laboratorio antidoping di Mosca — ha anticipato che il rapporto «afferma che non è stato rispettato un requisito critico dello standard internazionale e propone gravi conseguenze» per l’ex Unione Sovietica.
Un chiaro preparatevi al peggio in vista del 9 dicembre, il giorno in cui l’esecutivo Wada (riunito a Parigi o Londra) proporrà un’adeguata sanzione nei confronti dei russi al Comitato Olimpico e alle Federazioni sportive, responsabili ultimi dell’iscrizione ai Giochi. Nelle stesse ore, il World Athletics Council — il direttivo della Federatletica — ha preso una decisione ancora più grave: annullare il procedimento di riabilitazione dei russi (sospesi dal 2016) e proporre l’espulsione della nazione dalla Federazione, fatto con pochissimi precedenti nella storia. Il motivo sono le pesantissime accuse contro il presidente federale Dmitry Shlyakthin e altri sei membri di alto profilo del direttivo: avrebbero nascosto ai controlli antidoping il super talento del salto in alto Danil Lysenko. Fatto ancora più grave considerando che all’argento mondiale 2017 era stato concesso un pass come «atleta indipendente» per poter gareggiare. Per smascherare il complotto, l’integrity Unit internazionale ha lavorato senza risparmio: 22 testimoni sentiti, 147 tra computer e cellulari analizzati con oltre sei terabyte di dati decriptati e 7 mila pagine di documenti tradotti. Da quanto trapela dagli investigatori — il processo è appena iniziato, gli indagati rischiano la radiazione — il quadro sarebbe drammatico: un fronte di corruzione totale.
A dieci mesi dai Giochi, la decisione pregiudica quasi totalmente gli anni di sospensione della Federazione russa presso la Iaaf, Federatletica internazionale. Il bando è scattato nel giugno 2016 gli atleti russi ammessi ai Giochi di Rio de Janeiro 2016 alle gare di atletica leggera: la triplista Darya Klishina, che da anni si allena in Florida la possibilità che i russi partecipino alle gare di atletica leggera, come già successo nel 2016 in Brasile. Gli elementi che la Wada presenterà a dicembre saranno decisivi per orientare il parere delle Federazioni e del Cio sugli altri sport. A pesare saranno almeno 50 nuovi casi di doping e — soprattutto — il fatto che i russi avrebbero manipolato per l’ennesima volta proprio i dati e i campioni biologici più recenti, quelli che dovevano dimostrare la trasparenza e il nuovo corso del sistema. Tra i baroni del Comitato Olimpico gli amici di Putin non mancano e lo stesso presidente Bach si è mostrato sempre prudente nei confronti di un bando integrale. Ma se da Mosca arrivassero segnali di corruzione estesi ad altre discipline oltre agli indifendibili sport invernali, atletica leggera e sollevamento pesi, difendere la presenza dei russi in Giappone sarebbe difficilissimo per chiunque.