Vincono Inter e Juve Un pari «inutile» tra Milan e Napoli
L’atalanta tenta la fuga ma poi si arrende Decide Higuain, i dubbi sull’arbitraggio
BERGAMO Da appassionato di ciclismo (il padre correva), Maurizio Sarri sa bene che sopra i 2 mila metri di altitudine inizia tutta un’altra corsa, perché l’ossigeno diminuisce. La trasposizione calcistica di questo concetto è ormai ufficialmente la «quota Juve». E l’altezza che fa la differenza, a livello atletico e tecnico, è il minuto 75, dopo il quale i bianconeri hanno già colpito 7 volte in serie A e 4 in Champions: da quel momento in poi la Signora smonta e rimonta anche l’atalanta, capace di metterla sotto per un’ora (e sull’1-0) con ritmi e intensità che sembrano fuori dalla portata di Pjanic e compagni. Serve un gol abbastanza casuale di Higuain (deviazione di Toloi decisiva) per aumentare improvvisamente i giri del motore. Ma la Juve ha il merito di crederci, oltre che di approfittare del calo soprattutto nervoso della squadra di Gasperini, senza alcune pedine fondamentali come Zapata e Ilicic e quindi più corta anche nei cambi. Un altro gol «alla Pipita» esalta il cinismo della Signora, mentre il colpo finale di Dybala al 92’ evita ulteriori trappole nel recupero di sei minuti.
La Juve resiste in testa, in un altro pomeriggio caratterizzato più che dalle polemiche dalla confusione. Stavolta De Ligt non c’entra, anzi gioca la miglior partita da quando è arrivato in Italia. Ma le mani svolazzano lo stesso. Gasperini definisce un «regalino» il rigore ricevuto a inizio partita e malamente sprecato da Barrow che centra la traversa: Khedira ha comunque il braccio largo sullo scavetto di Gomez. Sospetto il gomito di Emre Can nella ripresa e controverso l’altro tocco di mano di Cuadrado: netto, ma non visto dall’arbitro (per il colombiano sarebbe stato il secondo giallo) ma troppo distante dal gol che arriva subito dopo per essere giudicato dalla Var. Non una situazione facile per Rocchi. Ma nemmeno per l’atalanta.
Senza Ronaldo e frastornata come spesso succede dai rientri last minute dei sudamericani, la Juve concede comunque la costruzione del gioco ai bergamaschi. In particolare contro le squadre che hanno un centrocampo molto dinamico, Sarri ha dimostrato fin qui di non trovare grosse contromisure: così Khedira e Bentancur non riescono quasi mai a far ripartire l’azione, Pjanic ha poco spazio per ragionare e andare al cross diventa impossibile. Szczesny evita il gol su colpo di testa di Pasalic, ma su quello di Gosens a inizio ripresa può fare poco.
Sembra il giusto premio per l’atalanta, ma la diversa qualità dei cambi e l’ingresso di Douglas Costa che dà più ampiezza ai bianconeri, rendono molto più sottile l’equilibrio. Che si spezza giusto in prossimità della vetta. Dove i campioni fanno sempre la differenza.