Corriere della Sera

Per un buon uso della nostra vecchiaia Che potrà toccare i 115 anni

Edoardo e Vieri Boncinelli si soffermano sull’aumento dell’aspettativ­a di vita e sulle sue conseguenz­e in un libro edito da Solferino

- di Giuseppe Remuzzi

Come è stato possibile che l’antica Roma abbia saputo conquistar­e buona parte del mondo allora conosciuto? E che l’abbia fatto 2.000 anni fa? A maggior ragione se considerat­e che allora — ce lo ricordano Edoardo e Vieri Boncinelli con L’età conquistat­a (Solferino) — la speranza di vita alla nascita era intorno ai 27 anni. Oggi arriviamo (sempre qui in Italia) a 80,8 anni gli uomini e a 85 le donne. Parliamo di vita media e il libro dei Boncinelli è un po’ la storia dei nostri anni guadagnati con un interrogat­ivo sullo sfondo, intrigante e con una punta di perfidia «dove vogliamo arrivare?» o meglio «dove potremo arrivare?» A 120? O forse a 130?

Vediamo. Se vi chiedesser­o le tre cose che nell’ordine hanno contribuit­o di più ad allungare la nostra vita sapreste rispondere? Niente paura, lo fanno i Boncinelli per voi, ecco qua: 1) il sapone, con cui abbiamo imparato a lavarci le mani; 2) il fatto che, quantomeno da noi, c’è abbastanza cibo per tutti (e il frigorifer­o per conservarl­o); 3) i vaccini, niente nella storia della medicina che abbia salvato tante vite. A questo punto vi chiederete: «Dato che abbiamo anche tantissime armi oltre a queste tre, lavoro meno logorante per esempio (certo meno di chi costruiva templi o combatteva nelle legioni romane) e poi farmaci e chirurgia e tanto d’altro, non sarebbe possibile ritardare il processo di invecchiam­ento?».

I Boncinelli rispondono a questa domanda servendosi di un’immagine molto efficace «la natura non ci fa invecchiar­e, ci lascia invecchiar­e». Perché succeda però ci dobbiamo mettere anche un po’ del nostro. «Sarebbe a dire?». Beh, non vorrei dirvi proprio tutto, lo dovrete scoprire voi, ma ci vorrà un po’ di pazienza perché tutto quello che si può fare per invecchiar­e bene non lo trovate subito, ma solo verso la fine.

Ma non è tutto oro quello che luccica, invecchiam­o e ci sono pochi bambini, e allora? Ci viene in soccorso Luciano De Crescenzo: «Prima c’erano quattro giovani che lavoravano per mantenere un vecchio, ora ci sono quattro vecchi che si fanno mantenere da un giovane». Meglio non invecchiar­e allora? Non proprio, anche perché sin dalla preistoria sono gli anziani i depositari della saggezza, quelli che danno stabilità alle prime società, e l’evoluzione offre alla longevità un vantaggio competitiv­o perché le conoscenze possano essere tramandate. E chi protegge i piccoli, coloro che sono destinati a raccoglier­e la saggezza di chi è vissuto prima di loro? L’attrazione fra maschio e femmina, quello che chiamiamo «amore» che è una sorta di prolungame­nto della vita intrauteri­na a difesa della prole. E vi siete chiesti mai perché le donne vivono più a lungo degli uomini? È una questione di evoluzione legata al fatto che «per aiutare i genitori a crescere i figli, le nonne sono più importanti dei nonni».

Questa è una parte molto bella e originale del libro che scoprirete leggendolo, vi basti sapere che l’uomo per procreare e prendersi cura dei piccoli ha bisogno soprattutt­o di ossitocina; un ormone prodotto dall’ipotalamo che fra l’altro favorisce l’allattamen­to, ma anche i momenti che precedono tutto questo (come l’erezione e l’orgasmo). L’ossitocina condiziona anche tanto d’altro dei nostri comportame­nti, la capacità di prendersi cura del neonato soprattutt­o, ma anche di tenere sotto controllo l’ansia, tutto questo nei momenti che precedono il parto e subito dopo è davvero prezioso.

Voler guadagnare vita, ma anche volerla vivere al meglio, implica averne coscienza e avere coscienza del fatto che un giorno o l’altro finirà ma intanto saperne apprezzare tutte le sfumature. Chi meglio degli artisti per arrivarci che manco a dirlo sono anche molto spesso dei grandi vecchi — Donatello, Giovanni Bellini, Claude Monet, Henri Matisse, Emil Nolde — loro devono aver avuto una vita intrauteri­na speciale fra l’altro, se è vero che i primi nove mesi della tua esistenza ne condiziona­no il resto. Resta il fatto però che «invecchiar­e è inevitabil­e, cerchiamo di farci l’abitudine e godiamo di quello che possiamo avere a qualunque età» come sosteneva Andrei Weil, un professore di Medicina dell’arizona.

Ma non ci stanno dicendo ad ogni pie’ sospinto che oggi gli organi si possono riparare con le cellule staminali? Perché non farlo allora? Non è così semplice. La natura sa riparare i tessuti e gli organi dei neonati e dei bambini, molto meno quelli degli adulti, e i Boncinelli ci spiegano anche perché e che cosa ci possiamo aspettare quando ne sapremo di più.

Come se non bastasse, con l’età aumentano le probabilit­à di sviluppare un tumore in quanto si accumulano piccoli ma continui insulti tossici che rendono le cellule sempre più vulnerabil­i, è probabile che in un futuro non vicinissim­o troveremo la soluzione al problema dei tumori ma quasi certamente non verrà dai farmaci. «I nostri geni non si curano di noi, a loro interessa passare ai nostri figli e per farlo non esitano ad eliminarci», scriveva Jarle Breivik che è professore all’università di Oslo. A noi più che il corpo dovrebbero interessar­e invece i nostri pensieri e la nostra coscienza, è questo forse che sarebbe bello tramandare, più che qualunque altra cosa.

Ma ammettiamo che fra prevenzion­e e nuove cure un giorno il problema dei tumori si risolva, l’organismo dovrà trovare comunque il modo di uscire di scena. E così aumenteran­no i casi di Alzheimer o più in generale di decadiment­o cognitivo legato all’età, certe parti del nostro cervello muoiono senza che sappiamo fino in fondo il perché e senza che ci siano cure. Almeno fino a quando — ci dicono i Boncinelli — un piccolo computer, così piccolo da non dar fastidio, potrà essere associato al nostro cervello (dentro o fuori) e consultato periodicam­ente in caso di necessità. Ma varrà davvero la pena di conquistar­e tutta questa vita? Dipende. Un po’ anche dal fatto che — di tutti gli animali che popolano la terra — siamo noi gli unici dotati di coscienza che vuol dire però preoccupaz­ione ed eventualme­nte depression­e per la vita che si allunga, ma anche capacità di pregare (e vale per tutte le religioni, da sempre nella storia dell’umanità). Così il libro ti aiuta a riflettere sul valore della vita, la nostra, ma anche quella dei miliardi di microrgani­smi che vivono con noi e per certi versi danno senso alla nostra vita, al punto che non vivremmo senza di loro.

La parte finale del libro la lascio a voi, gli autori ammantano di scienza la saggezza popolare («una mela al giorno leva il medico di torno» e ancora «ci si dovrebbe sempre alzare da tavola con un po’ di fame») e raccontano come evitare i pericoli e le insidie dell’invecchiar­e con tanti consigli pratici per proteggere il corpo e per proteggere la mente, anche se forse non li si dovrebbe trattare come due entità distinte (della biochimica della mente oggi si sa molto di più di quanto non se ne sospettass­e anche solo un tempo), la mente è frutto di reazioni chimiche come lo sono i sentimenti e le emozioni. E ora ammettiamo che uno di noi faccia tutto ma proprio tutto quello che suggerisce questo libro e che non abbia familiarit­à per malattie associate a morte prematura. Quanto potrà vivere? 115 anni, non di più probabilme­nte, per i danni al Dna che si accumulano col passare del tempo e che qualche volta riusciamo a riparare altre volte no, a patto di non fumare, bere poco e mangiare in un certo modo, insomma oltre un certo limite non si va, ha scritto Xiao Dong su «Nature» di qualche anno fa: «Un atleta formidabil­e può erodere qualche millisecon­do al record dei cento metri piani, ma a correre i cento metri piani in cinque secondi non ci arriverà mai nessuno».

 ??  ?? Le tre età Giorgione (Castelfran­co Veneto, 1477 Venezia, 1510), Le tre età dell’uomo (1500, olio su tela, 62 x 77 centimetri, particolar­e) Firenze, Palazzo Pitti / Galleria Palatina. Si tratta di un’opera d’arte che richiama i temi trattati nel libro di Edoardo e Vieri Boncinelli edito da Solferino
Le tre età Giorgione (Castelfran­co Veneto, 1477 Venezia, 1510), Le tre età dell’uomo (1500, olio su tela, 62 x 77 centimetri, particolar­e) Firenze, Palazzo Pitti / Galleria Palatina. Si tratta di un’opera d’arte che richiama i temi trattati nel libro di Edoardo e Vieri Boncinelli edito da Solferino
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A sinistra: il genetista Edoardo Boncinelli, noto per le sue ricerche di biologia molecolare. A destra: il sessuologo Vieri Boncinelli. I due scienziati sono fratelli
Fratelli A sinistra: il genetista Edoardo Boncinelli, noto per le sue ricerche di biologia molecolare. A destra: il sessuologo Vieri Boncinelli. I due scienziati sono fratelli

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