La mediazione di Gualtieri: rivedere le clausole, non il trattato
Roberto Gualtieri sta discutendo a Bruxelles una soluzione che tolga il governo dall’impasse in cui è finito per l’accordo sul Meccanismo europeo di stabilità. Il ministro dell’economia è il primo a sapere che non cambierà il trattato su cui si regge questo organismo dei governi dell’euro. Non può cambiare. Ogni modifica dovrebbe farsi all’unanimità dei diciannove Paesi e qualunque piccolo mattone tolto o aggiunto all’edificio comporta due conseguenze: tutti gli altri diciotto lo dovrebbero accettare e ciascuno allora reclamerebbe il diritto a inserire altre correzioni che preferisce. Il Mes, il sistema di mutua assicurazione fra i Paesi dell’euro, si perderebbe in un labirinto. Resta però qualcosa su cui Gualtieri può concentrarsi, per rendere l’accordo accettabile a tutta la maggioranza. Il lavoro del ministro si concentra su alcuni documenti collegati al trattato Mes e ancora soggetti a modifiche. In particolare gran parte delle critiche del M5S si sono fissate su certi impegni legali da annettere ai titoli di Stato per regolare la loro ristrutturazione se un Paese dichiara default. In particolare sono sott’accusa le clausole di azione collettiva «single limb» («a gamba unica», più o meno). Esse prevedono che la platea di tutti i creditori decida in un unico voto se accettare i termini di una ristrutturazione del debito offerta da uno Stato (per esempio, il governo si impegna a rimborsare il 90% invece del 100%). Qualora venga raggiunta una maggioranza di creditori che accettano l’offerta, con il «single limb» i nuovi termini di rimborso si applicano a tutti. M5S critica questo aspetto perché — sostiene — renderebbe un default più facile e dunque più probabile (vari studi in realtà dimostrano che gli investitori si comportano come se fosse vero il contrario). Oggi, prima dell’accordo sul Mes, si prevedono clausole cosiddette «double limb» o a doppio voto: su una ristrutturazione i creditori di uno Stato si esprimono tutti insieme, ma anche i detentori di ogni serie di titoli separatamente. Con il «double limb» gli obbligazionisti di uno specifico bond possono rifiutare l’offerta di ristrutturazione di un governo e chiedere il rimborso completo in tribunale. È successo sia nel caso argentino che in quello greco. La perdita deve dunque diventare più onerosa per gli altri obbligazionisti, perché lo Stato riduca abbastanza il suo debito. Sembra surreale a molti a Bruxelles che l’italia, che non rischia un default, ne discuta i termini con tanta foga. Come se il Paese stesse per fallire. Ma a
Gualtieri serve per salvare il governo e forse ha trovato una strada nei documenti annessi al trattato Mes. L’ipotesi è di distinguere anche nel «single limb» alcune categorie di titoli di Stato che nel default subirebbero una sforbiciata minore. C’è l’idea per esempio di tutelare bond il cui rendimento è legato all’inflazione, come i Btp Italia (molto diffusi fra i piccoli risparmiatori). Queste clausole entrano comunque in vigore così lentamente che servirà più di un decennio, perché tutto il debito italiano le preveda. Ma Gualtieri ha bisogno dell’accordo entro il 10 dicembre, quando il Parlamento italiano darà il mandato al governo per il vertice europeo di due giorni dopo.
Il ministro
Oggi il vertice dell’eurogruppo, l’ipotesi di una revisione dei documenti annessi all’accordo sul Mes