Petrolio (e gas) a impatto zero, la «prima» di Repsol
(s.agn.) Se le premesse saranno rispettate, la spagnola Repsol sarà la prima compagnia petrolifera al mondo a ridurre a zero tutte (ma proprio tutte) le proprie emissioni di gas serra entro una data precisa, il 2050. Un impegno al di là delle attese, visto che Repsol ha confermato di non volersi limitare a «neutralizzare» la CO2 frutto della sua attività industriale diretta o indiretta, ma anche e soprattutto quella derivata da tutti gli idrocarburi che produce (che in gergo tecnico si traduce non solo in emissioni «scope 1» e «scope 2», ma anche «scope 3»). Il suo «è l’obiettivo più ambizioso mai annunciato da una società petrolifera, che sicuramente diventerà il punto di riferimento per tutto il settore – dice Alessandro Pozzi, analista di Mediobanca – e quello che stupisce è il perimetro del carbon offset di Repsol, che non riguarderà esclusivamente le proprie operazioni, ma l’intera catena di valore dei suoi prodotti». Un atto non banale mentre a Madrid si celebra la Cop25. E mentre solo 13 altre compagnie petrolifere o utility al mondo, Eni ed Enel incluse, hanno stabilito e resi pubblici i loro obiettivi di «emissioni zero». Nella totalità dei casi, però, ristretti al primo e secondo stadio.
Intesa Sanpaolo per il consorzio Pan
(e.cap.) «Intesa Sanpaolo sostiene il Consorzio Pan con il progetto educativo per la creazione di asili nido di alta qualità per bambini lungodegenti. «Le iniziative con il Consorzio sono in continuità con l’evoluzione di Intesa Sanpaolo, fortemente voluta dal ceo Carlo Messina ( foto), che ha deciso di dedicare a questi temi un appuntamento annuale per condividere con tutti gli stakeholder i pilastri del gruppo in ambito di sostenibilità, sociale e ambientale» Così, Paolo Maria Grandi, presidente del consorzio Pan e chief governance officer di Intesa Sanpaolo ha commentato lunedì al convegno sui servizi all’infanzia «Investire sul futuro», organizzato dal consorzio, nato nel 2014 senza fini di lucro. Il progetto interviene sulla fascia di età fino ai 36 mesi del bambino e dà un aiuto alle famiglie che affrontano il problema della malattia.
Chiesi, 350 milioni per l’ambiente
(d. pol.) Il gruppo farmaceutico Chiesi disegna un piano di 350 milioni di investimenti a cinque anni per ridurre la carbon footprint di inalatori spray che lancerà sul mercato entro il 2025, per i pazienti con asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva. I nuovi inalatori ridurranno del 90% l’«impronta» delle emissioni di CO2 grazie a un accordo stretto con il gruppo Koura di Boston, uno dei più grandi produttori di gas inerti a uso medico. Chiesi, che a giugno ha ricevuto la certificazione B Corp per la trasparenza e la responsabilità sociale e ambientale, investirà sugli studi clinici per la riformulazione e la sicurezza dei farmaci e su un nuovo stabilimento in Francia. L’ambito respiratorio è il fulcro dell’impegno del gruppo di Parma il cui fatturato quest’anno si avvicinerà a 2 miliardi. «Le terapie respiratorie sono un’area che vale circa la metà del fatturato e rappresentano il cuore della nostra attività», dice Alessandro Chiesi, figlio del presidente Alberto, che guida il business in Europa.