Troppa benzina sull’auto di Leclerc? «I conti non tornano»
La benzina della discordia. Sull’origine della multa da 50 mila euro che ha chiuso il Gp di Abu Dhabi, alla Ferrari rimane un dubbio sull’esito della misurazione durante il controllo del delegato tecnico della Federazione, avvenuto sulla macchina di Charles Leclerc.
A Maranello hanno condotto un’analisi interna, hanno ricontrollato tutti i dati e i passaggi, ma non riescono a spiegarsi quei 4 chili e 88 grammi di troppo trovati nel serbatoio dopo l’esame a sorpresa. Secondo i loro calcoli semplicemente non c’erano, sostengono che non hanno potuto dimostrarlo perché non è stato possibile (la gara stava per iniziare) ripetere due volte la verifica. La Ferrari di solito non commenta mai temi del genere, e non ha deciso di presentare appello contro la sentenza. Ma se stavolta accetta di tornare sull’argomento è per difendere l’operato della squadra. Per ribadire la sua integrità e spegnere le insinuazioni sulla power unit del Cavallino e le sue prestazioni. La sanzione di Abu Dhabi ha gettato delle ombre sul team, anche perché è arrivata al termine di un periodo di controlli più stretti e di nuove direttive tecniche sul flussometro (il dispositivo che misura la quantità di benzina immessa nel motore). Per gli avversari il calo di prestazioni della Ferrari è riconducibile al giro di vite. Ma sarebbe assurdo che proprio all’ultimo Gp dell’anno, il gruppo di Binotto abbia scelto volontariamente di mettere più benzina rispetto a quella dichiarata rischiando la squalifica. Per ottenere cosa? Cavalli in più? Durante il campionato le Rosse avevano subìto altri 10 controlli simili e tutti erano stati superati. Inoltre non sono venute fuori altre anomalie: non è stato superato il limite massimo di benzina utilizzabile in gara (110 kg) e dalle verifiche di fine corsa è risultato che la monoposto di Leclerc rispettava i limiti di consumo previsti. Quei 4,88 kg in più restano dunque il mistero di fine anno.