«I Medici», un racconto (da esportazione) avvincente e raffinato
N ella terza stagione dei Medici, una grande coproduzione internazionale coordinata da Lux Vide per la regia di Christian Duguay, spicca il rapporto tra Lorenzo il Magnifico (Daniel Sharman) e una figura di grande fascino, il frate domenicano Girolamo Savonarola (Francesco Montanari). Sullo sfondo, il mondo ostile nel quale i Medici cercano di mantenere saldo il proprio potere. Dopo la morte del fratello Giuliano nella Congiura dei Pazzi, Lorenzo è deciso a difendere la sua famiglia dalle mire di Papa Sisto IV (John Lynch) e dal conte Riario (Jack Roth), l’ultimo dei congiurati rimasto in vita (Rai1, lunedì e martedì, ore 21,30, otto episodi). Più volte abbiamo parlato dell’ambizione di questo progetto pensato soprattutto per il mercato internazionale: i fatti storici, la ricchezza incomparabile delle opere artistiche, Agnolo Poliziano, Sandro Botticelli, Verrocchio, Leonardo da Vinci, i monumenti, la città stessa di Firenze, tutto «congiura» a fare di questa serie il perfetto prodotto da esportazione. Sarebbe esercizio vano controllare l’esattezza degli avvenimenti, l’aderenza storica (il savonese Sisto IV era un francescano dalle notevoli doti intellettuali) o lo stile della lingua (non si può parlare come parlavano all’epoca e quindi se Botticelli dice al piccolo Giuliano «anche i miei sono morti quando ero piccolo», meglio soprassedere su quel «miei». Così com’è vano confrontare l’attore Daniel Sharman con i ritratti di Lorenzo (aveva la carnagione olivastra come il nonno, la fronte severa, la mascella forte, il naso grande e rincagnato): le leggi della finzione non giustificano mai la realtà. Il racconto resta avvincente, avendo anche subito un processo di semplificazione dei flashback: gli intrighi e le accortezze della politica medicea s’intrecciano con la ricerca continua della raffinatezza, con una corte composta dai maggiori artisti del tempo. E non smarrisce mai la sua pulsazione.