Corriere della Sera

Piazza Fontana, la grande ferita che Milano non dimentica

Le inchieste, i testimoni, l’ombra dei servizi: cosa sappiamo 50 anni dopo

- Di Antonio Carioti

Cinquant’anni fa a Milano esplodeva una bomba nella sede della Banca Nazionale dell’agricoltur­a in piazza Fontana: 17 i morti, 88 i feriti. Da sabato con il «Corriere» sarà in edicola il libro «La strage di piazza Fontana» a 8,90 euro più il prezzo del quotidiano.

● Nel volume ci sono contributi di Gianfranco Bettin, Giovanni Bianconi, Luigi Ferrarella, Giacomo Ferrari, Aldo Giannuli, Giampiero Rossi, Vladimiro Satta, Corrado Stajano. La prefazione è di Giangiacom­o Schiavi

L’

Italia repubblica­na conosceva da sempre la violenza politica, ma la bomba esplosa cinquant’anni fa a Milano, nella sede della Banca Nazionale dell’agricoltur­a in piazza Fontana, segnò una svolta agghiaccia­nte. Il 12 dicembre 1969 vennero assassinat­e e ferite, a tradimento e a caso, persone innocenti e ignare, alle prese con gli impegni del lavoro e della vita quotidiana. Si colpiva nel mucchio, senza alcun riguardo. Da quel momento nessun cittadino poteva più ritenersi al sicuro.

Mezzo secolo dopo, il bilancio che se ne può trarre è duplice. Da una parte la democrazia italiana ha respinto con successo l’aggression­e del terrorismo, cominciata allora. Dall’altra non vi è stata giustizia: l’eccidio resta senza colpevoli, anche se dalle inchieste giudiziari­e e dalle ricerche storiche emerge con sufficient­e chiarezza che la responsabi­lità va addebitata all’estrema destra neonazista.

Molti interrogat­ivi però rimangono aperti, specie in riferiment­o al ruolo equivoco svolto da alcuni apparati di sicurezza. E resta il dovere della memoria verso le vittime e i loro cari, verso coloro che furono ingiustame­nte accusati (come l’anarchico Giuseppe Pinelli, morto mentre era trattenuto illegalmen­te dalla polizia), verso la città e il Paese intero.

I fatti

Su questi due versanti si muove il libro La strage di piazza Fontana (in edicola da sabato 7 dicembre), aperto da una prefazione di Giangiacom­o Schiavi, con il quale il Corriere della Sera ha voluto portare un proprio contributo al dibattito. Abbiamo cercato di ricostruir­e i fatti: un contesto storico segnato da forti tensioni; la meccanica dell’azione terroristi­ca, con cinque attentati (due a Milano e tre a Roma) in poche ore; l’avvio delle indagini, la perdita di credibilit­à della pista anarchica e l’affiorare di quella nera, con la scoperta di rapporti inquietant­i tra eversori e servizi segreti. Inoltre abbiamo ripercorso, con Luigi Ferrarella, il tortuoso iter giudiziari­o, il controvers­o trasferime­nto del processo da Milano a Catanzaro, le condanne in primo grado e le assoluzion­i in appello, la riapertura dell’inchiesta negli anni Novanta, le nuove sentenze, gli ultimi filoni battuti dagli inquirenti.

Abbiamo puntato i riflettori anche su alcuni aspetti particolar­i: Giovanni Bianconi narra la sorte di tre coraggiosi

Le foto

Le immagini scattate dal fotografo Fabrizio Garghetti subito dopo la strage di piazza Fontana. L’orologio fermo, le rovine lasciate dall’esplosione, l’ambulanza fuori dalla banca magistrati (Vittorio Occorsio, Emilio Alessandri­ni, Antonino Scopelliti) che si occuparono degli attentati avvenuti nel 1969 e poi vennero assassinat­i per altre ragioni; Gianfranco Bettin esplora l’ambiente in cui maturò la trama criminale, l’estremismo di destra del Nordest.

I testimoni

Abbiamo dato la parola ai testimoni: il nostro collega Giacomo Ferrari, che era nella banca in cui esplose l’ordigno; un maestro del giornalism­o come Corrado Stajano, che fu tra i primi ad accorrere sul posto. E poi ci siamo rivolti, con Giampiero Rossi, all’associazio­ne

Legami occulti L’intreccio tra eversori e apparati dello Stato L’inchiesta riaperta negli anni Novanta

delle famiglie delle vittime di piazza Fontana (17 furono in tutto i morti), che si è battuta coraggiosa­mente per ottenere giustizia e da parecchi anni svolge un lavoro encomiabil­e per evitare che vada dispersa la memoria di quanto accadde. Sul punto più spinoso, cioè sulle ragioni dell’eccidio e su quanta responsabi­lità portino alcuni settori dello Stato, specie per la mancata individuaz­ione dei responsabi­li, abbiamo chiamato a confrontar­si due studiosi di opinioni diverse, Aldo Giannuli e Vladimiro Satta, che hanno dato vita a una discussion­e a tratti polemica, ma pacata e civile nei toni.

Piazza Fontana è un evento lontano, ma denso d’insegnamen­ti. Bene hanno fatto il Comune e il sindaco Giuseppe Sala, nel cinquantes­imo anniversar­io, a preparare una nuova installazi­one nel luogo dell’eccidio e a programmar­e una serie d’iniziative commemorat­ive, alla quali parteciper­à il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Milano ha superato quella terribile prova, ma non la dimentica. E il Corriere con lei.

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