L’intesa tra due «cari amici» ma è silenzio su web tax e dazi
Resoconti divergenti, poi l’accordo. E Roma chiede aiuto «politico» sulla Libia
Prima un giallo, imperniato sul 5G, provocato dallo stesso Donald Trump, sicuro che anche l’italia non proseguirà la sua collaborazione con i cinesi di Huawei, un giallo confermato dallo stesso Conte («mai parlato di questo con Trump»), poi infine 45 minuti di incontro bilaterale e il chiarimento: gli Stati Uniti e il loro presidente apprezzano la nostra legislazione sulla materia, ed è anche grande sintonia personale fra i due leader.
La giornata di Conte al vertice sui 70 anni della Nato ha indubbiamente il suo momento maggiore nell’incontro finale, a vertice concluso, con il presidente degli Stati Uniti. Ne emerge un contesto di grande cordialità personale, si smorzano le divergenze sulla web tax e sui dazi e restano i grandi complimenti pubblici e reciproci: «Sta facendo un fantastico lavoro, è diventato molto popolare in Italia e non sono sorpreso di questo», dice Trump di Conte, definendolo «un buon amico». Poco dopo si aggiungerà il commento del nostro premier, che ringrazia Trump per le sue parole: «Stiamo facendo un grande lavoro insieme, come alleati e amici».
Nel faccia a faccia fra i due si discute soprattutto di Libia, di interscambio commerciale e di commesse nella cantieristica, di collaborazione aerospaziale fra la Nasa e l’agenzia spaziale italiana, del fatidico argomento del 5G, mentre a quanto pare lo stesso Trump sorvola sulla web tax, argomento sul quale ha già minacciato la Francia con la possibile apposizione di dazi a tappeto. Alla fine dell’incontro è lo stesso Conte a spiegare che ha rassicurato Trump nel rapporto con i cinesi di Huawei: «Non è che l’italia si può sfilare da una tecnologia. L’italia applica tutte le misure di protezione e tutti i controlli che abbiamo introdotto e tutti gli strumenti di protezione di cui ci siamo dotati. Abbiamo chiarito, ho detto che abbiamo una legislazione tra le più avanzate d’europa».
Quindi la Libia, un argomento sul quale Conte ha chiesto con insistenza un maggior coinvolgimento politico degli Stati Uniti: «Abbiamo parlato a lungo della Libia. Non c’è possibilità di avere una stabilizzazione secondo un’opzione militare — ha aggiunto Conte — dobbiamo avere assolutamente il loro appoggio per una soluzione politica».
Alla domanda se ha percepito una disponibilità, Conte ha risposto che Trump «sa che la nostra conoscenza di lungo periodo del territorio ci permette di fare delle valutazioni più accorte».
Mentre «di dazi non ne abbiamo parlato, quindi non me ne aspetto», dichiara ancora Conte che in conferenza stampa ha comunque difeso la libertà di politica economica del Paese di fronte alle possibili ritorsioni americane, con Washington contraria alle tasse sulle grandi aziende digitali decise anche dalla Francia: «Gli Stati Uniti sono il nostro principale alleato — ha detto Conte — lo sono storicamente, e lo rimarranno. Saremo sempre legati a loro da un vincolo privilegiato. Poi quando si tratta di adottare singoli provvedimenti noi siamo uno Stato sovrano per cui possiamo anche confrontarci, ma poi ciascuno decide nell’ambito della propria sovranità. Certamente non ci fa piacere che ci sia una prospettiva di dazi».
Certo che ci sono differenze, ma siamo sempre riusciti a superarle e unirci attorno all’obiettivo chiave, la nostra difesa Jens Stoltenberg segretario generale della Nato
C’era un’atmosfera di grande solidarietà e determinazione a spingere la Nato in avanti, per i prossimi 70 anni Boris Johnson premier britannico