Corriere della Sera

«Una catastrofe annunciata A Taranto basta passerelle»

Melucci: anche il Pd, il mio partito, avrebbe potuto fare di più

- Michelange­lo Borrillo

Non era mai stato fiducioso, il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. Per questo gli viene facile dire che la conferma degli esuberi — 4.700, parenti stretti dei 5 mila già annunciati un mese fa — da parte di Arcelormit­tal è una «catastrofe annunciata». Ma in verità quel numero così elevato non se l’aspettava. Quando ieri è stato travolto da quelle 4 cifre, una dietro l’altra, snocciolat­e dalle agenzie di stampa mentre a Palazzo di città lavorava «come al solito, per dare dignità a una città che vuole rialzarsi ma è come se fosse oppressa da una cappa», è sobbalzato. «Ho provato a chiamare il ministro Patuanelli, ma non mi ha risposto. E non mi sorprende». Perché Melucci ha lamentato fin dall’inizio della vertenza uno scarso coinvolgim­ento. «Anche nel tavolo con Arcelor, la città non è stata invitata. Adesso, però, i tarantini, dopo i proclami del governo aspettano che arrivino atti concreti. Perché adesso siamo ripiombati nel buio. Si è spento anche il lumicino, quella speranza che si era accesa dopo settimane di ragionamen­ti e la visita, che abbiamo apprezzato, di Conte».

Al buio, si sa, il Natale non si festeggia. E del resto, con 2.900 esuberi da subito, dal 2020, che poi diventeran­no 4.700, c’è poco da festeggiar­e. «Sarà un altro Natale di riflession­e, del resto Taranto è abituata ai sacrifici. Speriamo, però, che non monti la rabbia», aggiunge il sindaco, che dopo essere stato eletto da civico ha aderito al Pd: «Ma lo frequento molto poco, anche il mio partito avrebbe potuto fare di più per l’ex Ilva».

A metà novembre — quando nel piazzale della portineria C della fabbrica c’era anche il sindaco, con i lavoratori del

Il timore e la rabbia «La gente arriva da anni di frustrazio­ni, può capitare di tutto: spero mantenga la calma»

La no tax area

Meglio una no tax area che la soprintend­enza, che ci è stata data, al patrimonio subacqueo

l’indotto, a presidiare gli ingressi — c’è mancato poco perché gli autotraspo­rtatori decidesser­o di bloccare l’intera città. Melucci lo sa: «La gente arriva da anni di frustrazio­ni, può capitare di tutto: speriamo, però, che i cittadini mantengano la calma. Ma l’atteggiame­nto disponibil­e ha un prezzo. Che si chiama coinvolgim­ento. Il governo deve capire che siamo dinanzi a una catastrofe sociooccup­azionale che coinvolge 20 mila cittadini di Taranto, uno su 10. Che però devono essere considerat­i 20 mila italiani, anche perché la crisi attuale che stiamo vivendo a Taranto altro non è se non il paradigma dei fallimenti del nostro Paese».

Il governo è pronto a tornare a Taranto, per il Tavolo istituzion­ale per la riconversi­one, il prossimo 18 dicembre. Alla riunione — convocata dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli — parteciper­anno anche ministri o loro rappresent­anti di altri 8 dicasteri (Ambiente, Infrastrut­ture, Difesa, Attività culturali, Salute, Istruzione, Agricoltur­a e Sud). «Ma se vengono senza aver chiarito la situazione — avverte Melucci — io non parteciper­ò a quella passerella. Non ci interessan­o le questioni estetiche, come la soprintend­enza nazionale per il patrimonio subacqueo assegnata a Taranto. Ci servono cose che impattino sul tessuto produttivo, come una no tax area. Il governo deve metterci la faccia per salvare la fabbrica, altrimenti mi schiererò anche io con gli ambientali­sti, che in città sono una minoranza, e proveremo a fare altro. Sperando di non ritrovarci con un’altra Bagnoli, 10 volte più grande, però».

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(nella foto, con le braccia conserte, a sinistra), insieme ai lavoratori dell’indotto dell’acciaieria davanti alla portineria C dell’ex Ilva durante la protesta con gli autotreni schierati delle scorse settimane.
In fabbrica Il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci (nella foto, con le braccia conserte, a sinistra), insieme ai lavoratori dell’indotto dell’acciaieria davanti alla portineria C dell’ex Ilva durante la protesta con gli autotreni schierati delle scorse settimane.

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