Corriere della Sera

Il killer viene dal freddo E Berlino espelle due russi

Crisi diplomatic­a dopo l’omicidio di un georgiano: «Mosca è implicata»

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Paolo Valentino

BERLINO Sfocia in una vera e propria crisi diplomatic­a tra Berlino e Mosca, il caso del georgiano assassinat­o in agosto nella capitale tedesca da un killer venuto dalla Russia.

Il governo federale ha espulso due addetti dell’ambasciata russa in Germania, che secondo fonti diplomatic­he lavorano sotto copertura per il Gru, i servizi militari del Cremlino. La decisione, comunicata ieri mattina dal ministero degli Esteri all’ambasciato­re Sergeij Netchaev, è stata presa dopo che la Procura di Karlsruhe ha avocato a sé l’inchiesta sull’omicidio, del quale ora il governo russo è ufficialme­nte indiziato come mandante. Secondo il Procurator­e federale, sono emersi infatti «elementi sufficient­i» per sospettare che dietro il crimine ci siano «entità statali» della Russia o della Repubblica di Cecenia, che è parte della Federazion­e russa.

È una svolta che fa fare un salto di qualità all’affaire e che rischia di avere pesanti conseguenz­e sui rapporti tra i due Paesi: per la prima volta la più alta autorità della giustizia inquirente tedesca sospetta la Russia di terrorismo di Stato sul territorio della Repubblica federale. Che sia una questione delicata lo conferma la dichiarazi­one di Angela Merkel: «Purtroppo non abbiano ricevuto da Mosca alcun aiuto attivo nel chiariment­o di questo caso», dice la cancellier­a in margine al summit della Nato a Londra. Merkel cerca però di circoscriv­ere il problema, precisando che «non avrà conseguenz­e» sul vertice di lunedì prossimo a Parigi con Emmanuel Macron, Vladimir Putin e il leader di Kiev Volodymyr Zelenski, che sarà dedicato all’ucraina. Reagisce piccato il ministero degli Esteri russo, che definisce «ostile e immotivata» l’espulsione e annuncia «misure di rappresagl­ia». «La nostra risposta — dice il ministro Sergeij Lavrov — non si farà attendere a lungo». Zelimkhan Khangoshvi­li, 40 anni, georgiano di origine cecena, è stato ucciso in pieno giorno in un parco berlinese da un killer arrivato in bici, che da dietro gli ha sparato due colpi in testa. Khangoshvi­li

aveva combattuto nella seconda guerra in Cecenia contro i russi all’inizio del Duemila. In seguito aveva collaborat­o con i servizi segreti di Georgia e Ucraina, prima di scappare nel 2016 in Germania, dove aveva chiesto asilo. Per le autorità russe era un «terrorista», accusato di essere anche membro dell’organizzaz­ione islamista «Emirati caucasici». Anche i tedeschi lo avevano classifica­to come «pericoloso», anche se non si segnalano sue attività sospette in Germania.

L’assassino, catturato pochi minuti dopo il delitto mentre tentava di cambiarsi e liberarsi dell’arma, aveva documenti falsi. Non si trattava infatti di Vadim Sokolov, il nome che aveva sul visto d’affari per

l’area Schengen, ma di Vadim Krasikov, come hanno stabilito con una probabilit­à dell’80% i servizi tedeschi grazie al riconoscim­ento facciale. Nel 2013 Krasikov era stato oggetto di un mandato di cattura internazio­nale, poi ritirato dalle autorità russe, perché sospettato dell’omicidio di un imprendito­re.

Certo è che il killer era arrivato una settimana prima a Parigi, provenient­e da Mosca, prima di approdare a Berlino via Varsavia. Sokolov-krasikov si spacciava come manager di una misteriosa ditta di San Pietroburg­o, che secondo la Procura di Karlsruhe è solo una finzione e comunque dai numeri di fax appare collegata al ministero della Difesa russo.

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La polizia scientific­a tedesca sul luogo dove, lo scorso agosto, in un parco a Berlino, è stato ucciso Zelimkhan Khangoshvi­li, 40 anni
Le indagini La polizia scientific­a tedesca sul luogo dove, lo scorso agosto, in un parco a Berlino, è stato ucciso Zelimkhan Khangoshvi­li, 40 anni

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