«Trattato da orco dai barbari del web Pronto a ripartire»
Carletti: mio figlio di cinque anni minacciato di morte
BIBBIANO (REGGIO EMILIA) «Quando rientrerò nel mio ufficio? Per ora non ci penso, bisogna fare un passo alla volta ma ci vogliono calma e gradualità. Per oggi mi accontento delle innumerevoli telefonate di stima, amicizia e solidarietà che sto ricevendo. Attestati che mi fanno dimenticare quelle continue minacce di morte indirizzate a me, a mia moglie e a mio figlio che ha cinque anni».
Dopo che la Cassazione martedì sera ha revocato l’obbligo di dimora, Andrea Carletti — 47 anni, laurea in Scienze politiche, dirigente alla provincia di Reggio Emilia,— è tornato un uomo libero. Ed è tornato anche — così prevede la legge Severino che norma la sospensione degli eletti — sindaco di Bibbiano, il comune travolto dall’indagine sul presunto sistema di affidi illeciti di minori scoppiato in Val d’enza. Carletti — autosospeso dal Pd — era stato accusato di falso e abuso d’ufficio per aver irregolarmente affidato alcuni spazi comunali a un’associazione coinvolta nell’inchiesta.
«Ma in poche ore, dopo che la notizia dell’indagine è finita su web, telegiornali e carta stampata sono diventato un orco, un mostro» accusato di «nefandezze indicibili, senza capo né coda, tipo il rapimento dei bimbi, violenze, abusi». Per i «barbari del web» — così li definisce — la sentenza era «stata emessa subito: pubblico linciaggio per tutti gli indagati e in primis per il sindaco del Pd».
Carletti parla nell’ufficio a Reggio di Giovanni Tarquini, uno dei due avvocati — l’altro è Vittorio Manes, ordinario di diritto penale a Bologna — che lo assistono. Interrompe lo sfogo per telefonare alla moglie — «tra un po’ torno a casa» — e poi riprende: «Leggevo le carte giudiziarie che raccontavano uno scenario e sui social ne veniva descritto uno diverso, terrificante, vignette
Cinque mesi da incubo Le carte raccontavano uno scenario, sul web ne veniva descritto un altro Denunciate 147 persone
sconvolgenti per il loro orrore, frasi irripetibili. Un’inarrestabile macchina del fango alimentata da un mix di falsità, odio, ignoranza, ipocrisia. A un certo momento ho catalogato le offese e le minacce peggiori ricevute online e ho dato mandato ai miei avvocati di denunciare 147 persone».
Il volto del sindaco è visibilmente provato, ma sa di essersi lasciato alle «spalle cinque mesi da incubo». Ricorda l’orario esatto in cui i carabinieri di Reggio Emilia hanno suonato al campanello — «6 e 55 del 27 giugno scorso» — per notificargli gli arresti domiciliari, misura poi «alleggerita», a settembre, in quella dell’obbligo di dimora ad Albinea, il comune nel Reggiano dove vive. Resta indagato, «ma le prossime fasi giudiziarie le affronterò a schiena dritta, fiducioso di veder riconosciuta la mia estraneità ai fatti contestati».