Corriere della Sera

«Ha mal di stomaco» Muore di meningite Sette medici indagati

La studentess­a 19enne era stata ricoverata a Brescia

- Maddalena Berbenni

BERGAMO Veronica è nelle fotografie appena superato il soggiorno. È nella metà ordinata della sua cameretta. È nel telegramma della scuola dove si era diplomata a giugno, tra gli studenti migliori. È ovunque in questa mansarda dove tutto è fermo a lunedì pomeriggio, quando è entrata in ospedale ed è stato l’inizio della fine, morta a 19 anni per una meningite fulminante.

Il padre Paolo, 46 anni, operaio, scorre l’elenco dei sette medici degli Spedali Civili di Brescia che la Procura ha iscritto per omicidio colposo nel fascicolo aperto d’ufficio. Si ferma al terzo: «Lui ci ha aiutato tanto — dice —, ci ha spiegato che nel caso di Veronica il virus ha intaccato prima gli organi e anche per questo è stato tutto così veloce. Ma è difficile capacitars­i. Con chi, invece, si è preso cura di nostra figlia quando era al Pronto soccorso, prima che noi la lasciassim­o per la notte, non siamo riusciti a parlare. Io vorrei solo che fosse tutto a posto, vorrei finirla il prima possibile». Oggi sarà il giorno dell’autopsia.

Veronica Cadei, di Villongo, la foto su Facebook con il lago d’iseo alle spalle, studiava Scienze matematich­e all’università Cattolica di Brescia. Se la pagava lei con i soldi delle ripetizion­i e delle ore al bar che sta sulla strada provincial­e di Sarnico. Piange Antonio Poloni, il titolare con la faccia buona e la maglietta di un torneo dell’atalanta. Piange anche sua moglie Adele Bonardi: «Per noi Veronica era come un’altra figlia». I clienti chiedono della profilassi. «Non ci sono parole — si siede Poloni

La vittima Veronica Cadei, al bar Mikò di Sarnico, dove lavorava per pagarsi gli studi

—. Le dico la verità, avrei tenuto chiuso, se non avessi dovuto avvisare tutti». Chi è stato in contatto con la ragazza per più di dieci minuti deve sottoporsi alla cura. Anche domenica, con le partite in tv, era al bancone. E stava benissimo. I sintomi hanno iniziato a manifestar­si lunedì mattina, in Università: «Stavamo facendo le esercitazi­oni di Analisi e ho visto che stava male — dice Federico Lancini, 19 anni, di Erbusco, il compagno che l’ha portata al Pronto soccorso —. Le ho proposto di accompagna­rla a casa, ma in macchina sembrava si addormenta­sse». Così ha deviato in ospedale, dove poi sono arrivati i genitori.

«Vomitava, aveva la febbre e si lamentava perché le faceva male il collo», racconta la mamma Debora Poli appena rientrata con Nicoletta, l’altra figlia di 16 anni. «Le avevano fatto tutti gli esami e non risultava nulla — prosegue —. Quando verso le 22 le hanno attaccato una flebo di antidolori­fici e liquidi per idratarla, si era ripresa, ma avevano deciso di trattenerl­a. I medici ipotizzava­no una gastroente­rite acuta e l’abbiamo lasciata. Prima di salutarla scherzavam­o, eravamo convinti di rivederla la mattina dopo». Alle 3.30 la situazione è precipitat­a. «Ci hanno chiamato. Veronica era in Terapia intensiva. C’era una lacrima di sangue sul suo viso. È stata sfortunata, tanto — conclude la madre —, ma adesso vogliamo capire e, se qualcuno ha sbagliato, è giusto che paghi».

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