La Swinging London, cinquant’anni dopo
Festa per Sportmax, Made in Italy con «licenza di stravaganza» Un libro ripercorre l’avventura di un’idea (e di una famiglia)
Un ritorno dove tutto è LONDRA iniziato, in quella Londra degli anni Sessanta, che aveva il suo quartier generale a Carnaby Street. Proprio qui Achille Maramotti, imprenditore visionario di Reggio Emilia, nel 1969 aveva avuto l’idea di creare un marchio che seguisse la scia di quella che il Times aveva definito la Swinging London: un total look colorato e imprevedibile, da far realizzare in Italia secondo i codici più di tendenza da nomi come Nanni Strada, Jean Charles de Castelbajac e Guy Paulin. Se Max Mara, il marchio di famiglia nato nel 1951, era la moda in senso classico, alla neonata Sportmax era concessa qualche stravaganza in più: la prima, secondo Maramotti, era l’essenza del «fashion», l’altra era la parte «vogue», di tendenza, anche grazie a un uso dei colori più audace. Oggi a raccontare questa storia iniziata 50 anni fa è Sportmax, un libro di 250
pagine edito dal luxury publisher Assouline e presentato ieri sera proprio a Londra, alla Maison Assouline, dove Maria Giulia Prezioso Maramotti, terza generazione dell’azienda italiana e direttore retail di Max Mara Fashion Group, ha raccontato la storia del marchio, che poi coincide con quella della sua famiglia.
Insieme al presidente della comunicazione Giorgio Guidotti, al direttore creativo Grazia Malagoli e al curatore del libro Olivier Saillard ha accolto un parterre di socialite e influencer come Doina Ciobanu, Carla Guler, Virginia Bates, Anna Vitiello, Bettina Rooney, Amanda Murphy, Leo e Mia Fenwick, le amiche italiane Martina Mondadori e Marie Louise Sciò, oltre a immancabili lady londinesi come Amelia Windsor.
Un parterre chiamato a raccolta per vedere in anteprima la capsule creata per il 50° anniversario di Sportmax e scoprire le immagini che ripercorrono mezzo secolo di storia e di impresa italiana. «Quando l’ho sfogliato mi sono commossa, ho ritrovato tanti momenti della mia famiglia e della mia infanzia: per me non è solo una celebrazione, ma un momento di introspezione fatta insieme a un esperto della moda come Olivier Saillard che ci ha permesso di vedere il nostro marchio con occhi diversi», dice Maria Giulia Prezioso Maramotti, che vede nel progetto un punto di partenza per individuare i nuovi orizzonti di Sportmax. «La capsule è un modo ideale per guardare avanti: Sportmax deve continuare ad essere il capo inaspettato, come il cappotto con il plissé dietro, il nostro famoso trick in pleat, o il capospalla dal colore imprevedibile. Al centro per noi continuano ad esserci due fattori imprescindibili: il prodotto e la cliente, che continuiamo ad accogliere ed emozionare con l’esperienza dello shopping “analogico”, in boutique, insieme ovviamente a quello digitale».
Il volume, in vendita già da oggi in pre-order sul sito di Assouline e da gennaio anche in Italia, è un susseguirsi di immagini, campagne, bozzetti, schizzi di Laura Lusuardi, note appuntate a biro da
Achille Maramotti e foto di top model agli esordi, come Carla Bruni e Yasmine Le Bon. «Quella di Yasmine è una delle mie immagini preferite, il cappotto fluo e i capelli corti all’indietro sono il racconto di un’epoca. Ma tra le foto del cuore ci sono anche i primi schizzi di Laura Malagoli e i cappotti di Jean Jaques de Castelbajac, ispirato dal mondo del cavallo».
Un libro che nella visione di Maramotti piacerà alle donne che amano la moda, «che non sono necessariamente quelle che la seguono ossessivamente», cucito da Saillard, invitato da Guidotti a esplorare l’archivio di Reggio Emilia. «Quando ho conosciuto da vicino
il mondo Sportmax sono rimasto affascinato dallo scoprire collaborazioni come quella con Guy Paulin, un maestro nell’uso del colore ma poco distribuito a Parigi e che invece ho ritrovato in Italia», dice Saillard.tra le sue immagini preferite c’è il cappotto verde del 1971 creato da Jean Jaques de Castelbajac, per il suo aspetto pop e grafico. Per il curatore parigino, che a casa custodisce una collezione privata di baci di donna stampati su fazzoletti di carta — da Catherine Deneuve e Tilda Swinton — è stato un modo anche per raccontare una storia di sentimenti. «Abbiamo ripercorso un marchio che ha influenzato il mondo della moda: ma è stato soprattutto un racconto di una impresa di famiglia e la testimonianza di come la chiave del successo non è essere estremi, ma cercare di produrre capi senza tempo».
Maria Giulia Maramotti Olivier Saillard ci ha permesso di vedere il nostro marchio con occhi diversi
Il curatore È la prova che la chiave del successo non è essere estremi, ma produrre capi senza tempo