Corriere della Sera

La geopolitic­a decisa nei porti

- Di Danilo Taino Statistics Editor

Ci sono anche una geopolitic­a e una geoeconomi­a dei porti a mostrare il significat­o e la portata delle tariffe imposte da Donald Trump alla Cina di Xi Jinping. L’unctad — l’organizzaz­ione delle Nazioni Unite che si occupa di commercio e sviluppo — ha elaborato un Indice della Connettivi­tà degli scali marittimi, cioè il loro grado di connession­e ad altri porti del mondo per quel che riguarda lo scambio di merci. L’efficienza e la buona connession­e permettono a un porto scambi diretti e frequenti, con la conseguent­e minimizzaz­ione dei costi di trasporto: un importante fattore di competitiv­ità per un Paese. Bene: il porto al primo posto nell’indice è Shanghai, con un punteggio di 134 (fatto cento il porto meglio connesso nel 2006, che era Hong Kong). Seguito dagli scali di Singapore (124,63 punti), Pusan in Corea del Sud (114,45), Ningbo in Cina (114,35). Due porti europei sono nelle prime dieci posizioni: quello belga di Anversa, con 94 punti, e quello olandese di Rotterdam, a 93. Estremamen­te interessan­te notare che nelle prime venti posizioni, cioè l’élite dei porti mondiali, non ci sono scali di Africa, Australia, America Latina e America del Nord: la grande movimentaz­ione di merci ruota attorno all’asia ed è forte verso Europa e Medio Oriente. A riprova è il fatto che tra il 2016 e il 2018 tre Paesi hanno costruito più del 90% delle nuove navi mercantili: la Cina (36,5%), la Corea (32,6%), il Giappone (21,6%). Al resto del mondo hanno lasciato il 9,3% della flotta da costruire (calcoli in termini di tonnellagg­io). La Cina, chiarament­e il Paese più attivo nel settore, sembra avere abbandonat­o l’attività di demolizion­e delle navi per concentrar­si sulla costruzion­e, più redditizia e sofisticat­a: era leader nel settore dello scrapping ma tra il 2017 e il 2018 la sua quota di mercato nel settore è crollata dell’87%; al primo posto è salito il Bangladesh (46% delle demolizion­i), seguito da India (25%) e Pakistan (21%). La flotta mercantile mondiale consiste, alla data di quest’anno, di 96 mila navi con una capacità totale di trasporto di due miliardi di tonnellate. Di tutti gli scambi mondiali, quasi il 50% ha origine o fine in Asia, con una netta prevalenza dei porti cinesi. È questa egemonia nei traffici commercial­i, evidenziat­a dalle rotte del naviglio mercantile, che i dazi di Trump vorrebbero colpire.

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