La meritocrazia e l’equazione del progresso
C’è un numero che più di altri fotografa la velocità del cambiamento che, volenti o nolenti, ci troveremo ad affrontare: il primo sequenziamento del genoma umano nel 2000 è costato 100 milioni. Oggi la stessa operazione è crollata a mille dollari. «Pensate a cosa accadrà quando scenderà sui 300-400 dollari» ha raccontato ieri il direttore scientifico dell’iit di Genova, Giorgio Metta, all’incontro organizzato a Milano da Rcs Academy e Corriere Innovazione. Si tratta di una dinamica più veloce di quella che ha regolato l’evoluzione della potenza di calcolo dei microchip stimata dalla famosa legge di Moore. «Il futuro è già qui» — la chiave di lettura della giornata — non sembra dunque esagerata. La vera sfida è come prendere la legge del crollo del costo del sequenziamento e trasformarla in un’equazione per il progresso. «La tecnologia può essere messa al servizio della sostenibilità ambientale e sociale» ha ricordato l’architetto Stefano Boeri parlando del suo progetto di una nuova città-bosco in Messico. «L’inclusione rimane l’obiettivo di una Smart city» ha aggiunto l’assessore del Comune di Milano, Roberta Cocco. Ma nell’equazione non può mancare una variabile, quella di una società più meritocratica nei confronti delle donne. «Alcuni colleghi — ha raccontato lo chef due stelle Michelin Philippe Léveillé — mi chiedono come io faccia a lavorare con così tante donne in cucina. Io mi chiedo come facciano loro a farlo con così tanti uomini».