Giuria esterna del Nobel, due su cinque lasciano Protesta contro Handke
Meno male che il coinvolgimento di cinque esperti letterari all’interno della giuria dell’accademia di Svezia per l’attribuzione del Premio Nobel per la Letteratura avrebbe dovuto risollevarne le sorti morali dopo lo scandalo sessuale di Jean-claude Arnault, accusato di molestie e violenza da diciotto donne (e ora in carcere condannato per due stupri), che aveva fatto saltare l’assegnazione del Premio per il 2018. A pochi giorni dal 10 dicembre, giorno del conferimento ufficiale del doppio premio ai vincitori Olga Tokarczuk (per il 2018) e Peter Handke (per il 2019), due dei cinque membri della giuria esterna, per motivi diversi, se ne sono andati sbattendo la porta. Sono Gun-britt Sundström (1945), giornalista, scrittrice e traduttrice che contesta il premio a Handke, reo di essere stato filo serbo nel corso della guerra nella ex Jugoslavia, e il più giovane Kristoffer Leandoer (1962), poeta e saggista, che lascia perché dice di non avere tempo. Due abbandoni su cinque giurati esterni (gli altri tre sono Rebecka Kärde, 1991, critica letteraria per il quotidiano «Dagens Nyheter», Henrik Petersen, 1973, critico letterario, traduttore ed editore; Mikaela Blomqvist, 1987, scrittrice e critica), nel corso del primo dei due anni di incarico, oltre a non essere un bel segnale assecondano l’idea che emerge fra le righe del libro sullo scandalo Arnault Il Club (Solferino Libri) di Matilda Gustavsson, ovvero che sia tutto il sistema del Premio Nobel a traballare.