Corriere della Sera

Tripoli rassicura l’italia

Il ministro Siala: «Ma non cancellere­mo quel patto. Mercenari russi con Haftar»

- Di Lorenzo Cremonesi

«Il patto tra Libia e Turchia non deve preoccupar­e l’italia»: il ministro Siala rassicura.

ROMA «L’europa, e specie la Grecia, premono sull’italia affinché ci costringa a cancellare il nostro memorandum d’intesa con la Turchia. Ovvio che ne ho parlato a lungo con Di Maio. È stato il tema centrale del nostro incontro. Ma le relazioni libico-turche riguardano solo Tripoli e Ankara. Nessuno può interferir­e».

Mohamed Taher Siala non nasconde che i problemi ci sono e pressanti. Abbiamo incontrato il 76enne ministro degli Esteri libico solo pochi minuti dopo la fine del suo lungo colloquio con l’omologo italiano. «Gli italiani sono preoccupat­i. Ci dicono che vorrebbero gli venissero notificate le nostre mosse, specie quest’ultima con la Turchia, visto che restano i nostri alleati storici. Anche se il loro ambasciato­re a Tripoli con noi parla tutto il tempo. Sanno bene che non potevamo aspettare: i mercenari russi stanno sempre più aiutando le forze di Haftar nell’assedio di Tripoli». L’argomento è ovvio, anche se lui non ne parla. Il recente arrivo in Cirenaica dei soldati russi, si parla di un numero imprecisat­o cha va da alcune centinaia a forse oltre 1.500, stravolge gli equilibri militari. Haftar potrebbe entrare a Tripoli in tempi brevi. La coalizione di milizie che sostiene Fayez Sarraj ha un disperato bisogno degli aiuti turchi: da qui la nuova intesa sul corridoio marittimo. Siala però si limita a descrivere il documento con la Turchia come articolato in «due memorandum» e in termini molto neutri: «Il primo sull’addestrame­nto e l’aumento della capacità di esercito e polizia. Non concerne l’import di armi. Il secondo riguarda gli accessi alle rispettive piattaform­e continenta­li, che allargano i diritti di pesca, di traffico e di sfruttamen­to dei giacimenti energetici». Ma se l’intesa contraddic­esse quella di Skhirat, che nel 2015 legittimav­a la nascita del governo Sarraj di cui lui è parte? «Non è vero — replica —. Anche se questo sostengono al Cairo o Atene. Ma nessuno lo può dire, neppure i nostri amici a Roma». Eppure, i rapporti bilaterali con l’italia restano «ottimi». A suo parere, non ci sono differenze tra questo governo e i precedenti: «Stiamo ridiscuten­do il memorandum sull’immigrazio­ne, dove la collaboraz­ione italiana resta fondamenta­le per cercare di limitare i traffici di migranti. Abbiamo 700 mila potenzialm­ente pronti a partire».

Si sta lavorando per arrivare «forse entro gennaio» a tenere la Conferenza sulla Libia a Berlino, dove, a differenza che in quelle scorse a Parigi e Palermo, «non ci saranno libici», ma solo i rappresent­anti dei Paesi che «interferis­cono in Libia». Spiega: «Si vorrebbe bloccare l’arrivo di armi straniere e che la guerra sia combattuta da altri sulla pelle dei libici». Seguirà, «già forse a febbraio», una seconda conferenza «riservata a tutti i libici». C’è però il grosso limite dell’europa. Dice Siala: «L’UE resta divisa, senza una politica estera comune, senza alcuna capacità di agire coesa».

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